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Meloni incassa la fiducia: «Pace fiscale e presidenzialismo, per il fascismo nessuna simpatia»

Con 235 sì Giorgia Meloni ha incassato la fiducia alla Camera dei deputati, domani la prima premier donna della storia della Repubblica si presenterà al Senato per il via libera. Nel suo discorso programmatico ha illustrato la sua azione di governo, mettendo fin da subito dei paletti.  «Non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso». Forse sono queste le parole più attese, arrivate dal discorso programmatico del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell’aula della Camera. Parole attese soprattutto fuori dai confini nazionali, prima ancora di quelli che saranno i contenuti del programma del centrodestra. E per essere ancora più chiara aggiunge: «Ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre. I totalitarismi del '900 hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta, e non si compensano con altri orrori e altri crimini».

Un’ora di discorso interrotto da numerosi applausi, e rotto da una certa emozione, soprattutto nel ricordare il suo passato: «Non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti. Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l'underdog. Lo sfavorito, per semplificare, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici».

Per ora è riuscita a stravolgerli i pronostici, e anche la storia: «Sento gravare sulle mie spalle oggi, il fatto di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho di fronte alle tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani».

Il premier ricorda i tanti nomi femminili che hanno fatto la storia dell’Italia: «Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson), testarda al punto da partire con i Mille che fecero l'Italia. Come Alfonsina (Strada) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria (Montessori) o Grazia (Deledda)».

Dopo i ringraziamenti di rito, al suo predecessore, Mario Draghi per «la sua massima disponibilità per garantire un passaggio di consegne veloce e sereno» e al capo dello Stato, Sergio Matterella, che «non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli», il presidente del Consiglio è entrato nel dettaglio del programma: Pnrr, lavoro, famiglia, scuola, infrastrutture. Meloni è partita da una premessa, rivolgendosi al di là dei confini nazionali: «L'Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice dell’Unione Europea, per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne. L'Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze, è uno Stato fondatore dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7, e prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della sua civiltà occidentale e del suo sistema di valori, fondato su libertà, uguaglianza e democrazia».

La priorità del governo «deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale», ma le sfide da affrontare sono tante, «siamo nel pieno di una tempesta, con un’imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata» e Meloni rassicura che «questo governo riuscirà a fare ciò che ha in mente». A partire dal tema fiscale. «Faremo un nuovo patto fiscale annuncia - che poggerà su tre pilastri:  ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità, riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato». Senza dimenticare una «serrata lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull'Iva)».

Il presidente del Consiglio poi affronta il tema dei diritti: «Un governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese. Vedremo alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni». Cambierà anche il reddito di cittadinanza: «Per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia».

Tra i punti centrali del programma anche quello della lotta agli sbarchi clandestini: «Sicurezza e legalità riguardano anche una corretta gestione dei flussi migratori. Secondo un principio semplice: in Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, si entra solo attraverso i decreti flussi, se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa».

Al centro del programma famiglia e scuola: «C'è un’istituzione formativa importante, accanto a scuola e università. Forse la più importante. Ed è la famiglia. Per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel Pil demografico di cui abbiamo bisogno, serve un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società».

Meloni si dice infine «fermamente convinta del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente"».

 

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