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Rocio Muñoz Morales debutta in teatro e mantiene il riserbo: "Chi l'ha detto che andrò a Sanremo?"

ROMA. «Qualunque lavoro mi proponesse Carlo Conti, accetterei di corsa. Ma chi l'ha detto che andrò a Sanremo?».

Sorride Rocìo.

Anche se ormai è dato per certo il suo arrivo all'Ariston, dove due anni fa di Conti fu co-conduttrice con Emma ed Arisa e dove ora tornerà come ospite al fianco del compagno Raoul Bova, Rocìo Munoz Morales sulla questione si mantiene ancora diplomatica.

Bella come il sole, amatissima su Rai1 nelle nuove puntate di 'Un passo dal cielo' nel ruolo della modella Eva che per gossip si finge fidanzata di Fedez, per ora è concentrata sulla sua prima volta in teatro. L'1 febbraio debutterà infatti in 'Certi notti', testo di e con Antonio Grosso, che per la regia di Giuseppe Miale Di Mauro sarà al Ghione di Roma fino al 19 febbraio e poi in tournèe nel Lazio.

Protagonisti, cinque universitari di una Casa dello studente, tra problemi esistenziali e un futuro a tinte sbiadite, più un professore autoritario e cinico, nella notte del terremoto de L'Aquila (anche se il riferimento non è mai esplicito).

«Una prova a cui pensavo da tanto - racconta l'attrice -. Non avevo mai avuto il coraggio, perchè ho grande rispetto per il teatro. Poi, nove mesi fa, molto prima delle ultime tragedie, ho letto questo copione».

Un testo che non rinuncia all'ironia, ma anche molto duro.

«Non faccio mai troppi programmi nella mia carriera - spiega lei - Non avrei mai pensato di venire in Italia, nè di fare Sanremo. Seguo il mio bisogno di ricerca interiore. Può sembrare strano, ma anche con un personaggio solare come Eva di 'Un passo dal cielo' mi pongo mille domande. Forse un testo come 'Certi notti' non è la prima scelta che ci si aspetterebbe da me, ma è coerente con il momento che sto vivendo. Sono sempre stata attenta ai temi sociali e forse, dopo la nascita di Luna, è cresciuta in me una sensibilità maggiore».

In scena il suo personaggio è Camilla.

«Una ragazza con una ferita nel cuore legata all'infanzia e al padre - racconta -. Non ha avuto il coraggio di affrontare quel dolore e si è isolata, non è capace di rapportarsi con gli altri, gira con il coltello, beve spesso. Insomma, quanto di più lontano da me che da bambina non ho mai neanche tirato uno schiaffo a mia sorella per una bambola. Ma Camilla non è cattiva. È solo fragile».

Ma lei dov'era la notte del sisma de L'Aquila?

«In Spagna, dove per altro i terremoti non esistono - racconta - Il primo sisma della mia vita è stato quello di Amatrice, l'estate scorsa. Ero con mia figlia e i miei genitori vicino Rieti ed è stato spaventoso».

Ma il testo, prosegue, «l'ho scelto, molto prima, per il suo messaggio positivo. Racconta come di fronte alle situazioni peggiori riusciamo a tirare fuori chi siamo davvero. E quanto non siamo consapevoli di ciò che abbiamo fino a che non lo perdiamo. È un invito a non smarrirsi, non arrabbiarsi, perchè la vita è un privilegio».

Rigorosa «come i tedeschi» nella preparazione, al debutto arriverà con la sua borsa piena di portafortuna.

«Accumulo amuleti, Madonne regalate da mamma e papà, pietre raccolte nei fiumi», ammette.

Lo spettacolo salterà la replica del 7 febbraio, serata in cui dovrebbe essere all'Ariston. Lei però mantiene il riserbo.

«Chi lo ha detto? - risponde - Diciamo che con Carlo Conti accetterei Sanremo e qualunque lavoro mi proponesse. Il giorno della conferenza stampa ero anch'io incollata al cellulare per scoprire chi lo avrebbe affiancato e la scelta di Maria De Filippi mi ha colpito tantissimo, è una grande. Darle un consiglio? Sono io che dovrei chiederne a Maria. È un genio della comunicazione. Vorrei una masterclass di un week end con lei».

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