SANREMO. Amore in mille sfaccettature, seguendo la più tipica tradizione melodica italiana. Senza grandi sorprese. Non sembra essere nemmeno passato un anno da quando Fazio proclamò Arisa vincitrice, eppure alle porte c'è già una nuova edizione firmata del Festival, questa volta firmata da Carlo Conti (inizierà il 10 febbraio). «Un cast ricco di elementi diversi.
Una macedonia con tanti sapori dentro. Le canzoni? Melodiche che parlano d'amore, in piena caratteristica sanremese», promette lo showman toscano ai giornalisti accreditati prima dell'ascolto in RAI delle 20 canzoni che si avvicenderanno sul palco, rigidamente a porte chiuse e sotto embargo. Effettivamente non c'è grandissima novità. A primo ascolto, la linea melodica appare quasi scontata per la maggior parte delle canzoni, con intro, strofa e refrain senza tanti stupori.
«Manca un po' di underground. Ma nessuno si è presentato con un progetto valido», commenta Conti stesso. Insoliti quanto «d'altri tempi» invece i duetti. Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi dialogano tra un pop intenso e note di impronta jazz con un testo che esce fuori dal moralismo. La loro «Io sono una finestra» è la canzone della riflessione su pregiudizi, perché «non c'è una donna o un uomo solo un essere umano». Considerazione su una «vita infame e ingenerosa» per il duo Biggio e Mandelli (I Soliti Idioti). Il refrain musicale di arrangiamento bandistico, allegro e circense di «Vita d'inferno», viaggia su piani opposti con il testo lamentoso che grida malessere pur riportandoci con le note nella dimensione di Cochi e Renato (non a caso nella serata Cover renderanno loro omaggio con una personale versione).
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