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I 70 anni di Massimo Ranieri, l'istrionico artista dall'infanzia in povertà al successo

L’anno scorso, parlando dei 70 anni che avrebbe compiuto oggi, Massimo Ranieri aveva espresso due desideri, due regali da farsi in occasione di un compleanno così importante: condurre un Festival di Sanremo e tornare in teatro con un classico di Shakespeare da recitare accanto a un monumento del palcoscenico come Glauco Mauri.

Ora che i 70 sono praticamente arrivati, non sappiamo se riuscirà davvero a realizzarli: causa Covid il teatro non se la passa tanto bene e sulla conduzione del prossimo Sanremo circolano le ipotesi più disparate. Il cantante e attore napoletano può, tuttavia, consolarsi con una carriera che pochi possono vantare. Basti citare gli oltre 14 milioni di dischi venduti che ne fanno uno tra gli artisti italiani con le vendite più alte.

Per non parlare di premi e riconoscimenti: una vittoria al Festival di Sanremo (nel 1988 con "Perdere l’amore"), due a Canzonissima (nel 1970 e nel 1972, rispettivamente con "Vent'anni" e "Erba di casa mia"), due Premi Regia Televisiva nella categoria Top Ten (nel 2014 e nel 2015, per altrettante edizioni del suo show "Sogno o son desto"), solo per citarne alcuni. Una carriera col botto, insomma, iniziata quando aveva solo 13 anni, dopo un’infanzia vissuta in povertà in cui aveva cercato di dare una mano alla numerosa famiglia lavorando come garzone, fattorino, barista e intrattenitore nelle cerimonie.

Il primo contratto discografico, nel 1966, è con la Cgd: lui, che di nome fa Giovanni Calone, inizialmente si chiama solo Ranieri, nome conosciuto dalla gente per il principe monegasco; poi aggiunge Massimo. Iniziano le partecipazioni in tv: "Scala reale", , "Canzonissima", il "Cantagiro", il Festival di Sanremo.

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