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Il trentennale delle stragi, il Palermo in Serie B e gli altri fatti dell'anno in Sicilia

"Necessaria l’immediata sospensione dei ricoveri presso il reparto di ostetricia e ginecologia per poter consentire la trasformazione dei posti letto per pazienti Covid-19". Con queste parole si apriva il 2022 a Palermo e in Sicilia. Era il 6 gennaio quando quattordici ambulanze sono rimaste in coda dal pomeriggio davanti l’ospedale Cervello per l’impossibilità di far scendere i pazienti affetti da coronavirus per assenze di lettighe. Dopo svariate ore e la protesta dei sanitari che accesero le sirene delle ambulanze, la tragica decisione arrivata a tarda sera: strutture gonfiabili della Protezione civile nei viali delle strutture ospedaliere del Cervello e del Civico.

Ancora l’emergenza Covid riempiva le pagine di giornali e notiziari. Giorni più tardi, però, si sarebbe tornati tra i banchi di scuola, con pochissimi studenti in didattica a distanza. A tenere banco, invece, le proteste sul green pass - entrato in vigore circa 6 mesi prima -, e il super green pass con in testa l’allora sindaco di Messina, Cateno De Luca, che il 16 gennaio ha occupato il molo dei traghetti che navigano sullo stretto. L’accusa la «violazione del principio di continuità territoriale. Da Villa Sa Giovanni si va in tutta Europa senza super green pass.

Dalla Sicilia, invece, si rimane bloccati e non si può ne entrare ne uscire dalla regione». A fine gennaio, il 29, è ancora la politica a prendere le pagine dei giornali, sempre all’insegna di una connessione con l’Isola e questa volta con il so capoluogo: Sergio Mattarella, infatti, viene rieletto Presidente della Repubblica. Il secondo della storia ad essere riconfermato per il secondo mandato e, ancora, il secondo più votato di sempre dopo Sandro Pertini: 5 giorni prima della sua rielezione, Mattarella aveva dato il via al trasloco dalla sua abitazione in via Libertà, nella convinzione di poter soggiornare a Roma da ex Capo dello Stato. Ma la vita, si sa, è tutto ciò che succede mentre si fanno piani. Il mese di febbraio, però, si apre con gioia e dolore, come ben rappresentato dai colori della squadra della città, il rosa e il nero: i palermitani, e anche più in generale i siciliani, festeggiano la rielezione di una figura come Sergio Mattarella. Ma le orecchie, purtroppo, devono prestare l’attenzione ad un’altra notizia, quella della morte dell’ormai ex presidente del Palermo, Maurizio Zamparini. Contestato negli ultimi anni dalla piazza e - ahinoi - protagonista anche del fallimento della società rosanero, Zamparini verrà comunque ricordato con grande rimpianto e affetto dalla piazza: «colui che ha portato il grande calcio a Palermo».

Nel frattempo, il 13 febbraio, il governo Draghi compie un anno: sullo sfondo, proteste no vax e lo scoppio di una guerra - quest’ultima latente dal 2014 -, che metterà in ginocchio le imprese e gli esercizi commerciali italiani e siciliani per il costo dell’energia. Un problema, però, già presente, tanto da portare Palermo e altre città di Italia a spegnere simbolicamente le luci dei monumenti principali ius segno di protesta: il 10 febbraio, infatti, Orlando, ormai agli sgoccioli della sua avventura politica come sindaco di Palermo, spegne i Quattro Canti. Nei giorni a venire, le piazze vengono riempite dalle comunità ucraine, a sostegno del loro Paese, ormai in guerra, e per chiedere lo stop per le violenze, temendo per la vita dei propri cari.

«No allo spezzaTim», è l’urlo di piazza che arriva a pochi giorni dalla fine del mese di febbraio: la storica azienda leader nel settore delle telecomunicazione annuncia un piano spezzatino con la scissione dell’azienda in diverse aree operative. In Sicilia sono oltre duemila i lavoratori a rischio. L’ultimo colpo di coda del secondo mese dell’anno lo regalano gli autotrasportatori, bloccando i porti di Catania e Palermo e lasciando i supermercati con gli scaffali vuoti.

La protesta per via del caro carburante. E mentre il costo della gasolio si alza sempre di più e il governo cerca di prendere contromisure con lo sconto benzina, il 31 marzo finisce lo stato di emergenza e ad aprile scioperano i lavoratori di Almaviva: 543 lavoratori a rischio licenziamento, in rottura con Ita. Sempre ad aprile, Palermo piange un volto storico e importantissimo per la rinascita della città: il 13 aprile muore Letizia Battaglia, la fotografa che ha raccontato Palermo e i grandi fatti di cronaca a partire dall’ascesa della mafia in Sicilia. A seguire entra nel vivo la campagna elettorale per le comunali: si chiude l’era Orlando, 22 anni di governo in totale, e comincia la bagarre politica.

Tre i candidati di maggior spicco: Roberto Lagalla, Fabrizio Ferrandelli e Franco Miceli. Una campagna elettorale che si trascina anche dentro il trentennale delle stragi di Falcone e Borsellino: accuse e veleni tra le fazioni politiche che cominciano molti giorni prima per proseguire nei mesi avvenire fino al giorno delle elezioni. Vinte il 13 giugno da Roberto Lagalla, sullo sfondo di oltre 180 presidenti di seggio, che, per non saltare finale dei play off al Renzo Barbera valevole per la promozione in serie B, hanno disertato l’appuntamento con la democrazia.

Un problema dimenticato per circa 24, mentre la città era in festa per un appuntamento atteso da tre anni. I primi appuntamenti del nuovo sindaco sono il ritorno del Gay Pride dopo due anni di pandemia e il 398 Festino di Santa Rosalia, il primo per sindaco Lagalla, che giorni dopo, il 19 luglio, sarà contestato dalle agende rosse. Ad agosto La Sicilia si prepara a due nuovi appuntamenti politici: le elezioni regionali e nazionali.

I leader scendono nell’Isola e al comizio di Giorgia Meloni in piazza Politeama a Palermo si registrano momenti di tensione tra la polizia e alcuni manifestanti. Il 25 settembre Renato Schifani vince le elezioni e diventa il nuovo presidente della Regione Sicilia. Le bollette e il costo dell’energia continuano a salire e i commercianti espongono le bollette nelle vetrine: molti esercenti scelgono di abbassare la saracinesca e scoppiano le proteste degli imprenditori e dei sindaci, che sfilano insieme a Bagheria, Trapani e Palermo.

Le proteste, però, si allargano anche ai percettori del reddito di cittadinanza, che scendono in piazza contro le decisione prese dal governo Meloni. Un dato, però, aleggia durante l’arco del 2022, tra proteste, rincari ed elezioni: sono oltre 40 i morti sul lavoro registrati nell’Isola. La Sicilia, dunque, conquista l’ottava posizione tra le regioni italiane e Catania viene eletta la città siciliana dove si muore di più: 14 le morti alle pendici dell’Etna sul luogo di lavoro, entrando di diritto nella diciassettesima posizione nella graduatoria nazionale per incidenza.

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