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Un anno di cambiamenti in politica: i nuovi volti al governo, in Sicilia e a Palermo

L’anno del triplete. E no, non si parla della grande Inter di Mourinho del 2010. Questa volta il termine, prettamente calcistico può essere associato alla politica, in particolare alla grande cavalcata del centrodestra. Che in meno di 12 mesi ha conquistato tutto, da palazzo Chigi a palazzo dei Normanni, imponendosi anche a palazzo delle Aquile.

Sullo sfondo, un 2022 dai tanti volti: quello dell’emergenza Covid, quello della guerra e quello della conseguente speculazione sui prezzi dell’energia. Il già precario equilibrio si scopre ancor più fragile con l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Di colpo, Vladimir Putin ruba le copertine dei giornali di tutto il mondo che fino a pochi giorni prima non avevano occhi che per il Sars-cov-2.

E con altrettanta rapidità in Italia cade il «governo dei migliori», che guidato da una figura di grande spessore internazionale come Mario Draghi finisce risucchiato dal lento e inesorabile avvicinarsi di una campagna elettorale infuocata fino all'elezione schiacciante di Giorgia Meloni. Quasi per uno scherzo del destino, a dare il colpo di grazia a super Mario ci ha pensato Giuseppe Conte. Da vittima a carnefice. Il pretesto lo fornisce il termovalorizzatore annunciato dal nuovo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. L’estate del Paese, già sempre più calda a causa dell’impennata delle temperature, si proietta alla velocità della luce in un clima rovente.

Improvvisamente anche la Sicilia decide di unirsi all’ennesimo colpo di teatro offerto dalla politica con le dimissioni del suo governatore, Nello Musumeci, oggi ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, da tempo in rotta di collisione con la sua stessa maggioranza.

L’Isola era già stata protagonista a giugno per le comunali e si preparava a dare l’addio ad uno dei suoi attori principali, Leoluca Orlando. Grande protagonista della scena politica palermitana, l’ex sindaco si è seduto per cinque mandati sullo scranno più alto di palazzo delle Aquile. Circa 22 anni di governo, che ne fanno, ad oggi, il primo cittadino più longevo del capoluogo siciliano. Un’era da sempre contraddistinta dalla lotta alla mafia fin dal suo primo mandato (1985-1990), da sempre rinominata come La primavera di Palermo: nei ventidue anni di governo della città, Orlando ha cercato di proiettare Palermo in una visione più europea, dando il via, nell’ultimo miglio della sua avventura, ai lavori del tram, alle pedonalizzazioni e a tante iniziative, tra le varie «La via dei tesori», che hanno fatto riscoprire la parte più bella della città e ricostituito un’immagine a livello internazionale degna delle bellezze che il capoluogo ha da offrire.

Ma non è tutto oro quel che luccica, così chi il 13 giugno ne ha preso l’eredità, l’ex rettore dell’università di Palermo ed ex assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale, Roberto Lagalla, dando il via alla prima delle tre vittorie del centrodestra. Lagalla ha dovuto prendere in mano un’eredità pesantissima, fatta di conti da rimettere al proprio posto, 1300 bare a cui dare degna sepoltura e pace e un problema rifiuti forse mai giunto a queste vette preoccupanti. E mentre Palermo si rimbocca le maniche, il centrodestra, forte della vittoria ottenuta a palazzo delle Aquile, si compatta, dopo varie scaramucce dietro il nome di Renato Schifani.

La Sicilia è protagonista della campagna elettorale: Renzi, Calenda, Letta, Salvini, Meloni, Conte, scendono più volte per dare supporto allo sprint dei loro uomini, e a se stessi, in una sfida caotica e forse mai così corta e concentrata, partita ad agosto e con il giorno cerchiato in rosso sul calendario al 25 settembre. Ponte sullo stretto, Pnrr, reddito di cittadinanza e caro energia i temi che contraddistinguono la convulsa corsa politica, terminata con una guida a marchio fiamma tricolore.

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