Manifesta superiorità. Oggi sulla Rod Laver Arena Sinner sembrava Djokovic e Djokovic non credeva ai suoi occhi, come non ci credeva Rod Laver, 85 anni, 2 Grandi Slam in bacheca, regolarmente seduto al suo posto in prima fila nella tribuna autorità. Il punteggio racconta tutto di questa semifinale degli Australian Open che ha il sapore dolce del passaggio di consegne in vetta al tennis mondiale (6-1/6-2/6-7/6-3). Il campione italiano ingiocabile per i primi due set, vinti di prepotenza, con due break nel primo e due nel secondo parziale. Partita a senso unico, nei primi 15 game: bordate da fondo campo a 5 centimetri dalle righe, ma stavolta era il ventiduenne di San Candido, Alta Pusteria, ad avere la sbracciata in più. Nole batteva meno bene del suo avversario, rispondeva più corto, perdeva campo più rapidamente. È sembrata un allenamento su un campo secondario, questa partita, per la prima ora e mezzo. Nel terzo set il serbo ha giocato da numero uno del mondo, ma oggi aveva di fronte quello che lo sarà a breve, forse anche alla fine di quest’anno: Sinner non ha mai abbassato il tasso di concentrazione e il livello del ritmo da fondo campo.
È rimasto calmo e consapevole della sua forza, sapeva, anche nei passaggi più duri del set, anche dopo aver sbagliato malamente un match point, che oggi era più forte, di testa, del suo avversario. Lo sentiva, si capiva dalla tranquillità con cui cambiava campo dopo aver perso uno scambio. Superiore sulla diagonale di dritto, più preciso al servizio, più veloce nel recuperare le smorzate. Ne ha fatte tante, di palle corte, il campione in carica. Ha cercato di spezzare lo scambio e di creare condizioni di gioco anomale e imprevedibili. Perchè sulla regolarità e gli schemi classici oggi aveva di fronte un giocatore più solido e fresco fisicamente di lui, di 12 anni più giovane. Il quarto set è somigliato molto ai primi due. A Sinner è bastato un break solo e un unico, altro match point per chiudere la pratica sotto gli occhi attoniti e rassegnati del più vincente tennista di tutti i tempi.
Sul passaggio di consegne definitivo ci vorrà forse ancora tempo. Ma oggi il tennista italiano (negli ultimi mesi ha battuto Djokovic tre volte) ha dato la definitiva impressione di aver fatto il salto di qualità. È apparso cresciuto muscolarmente e, se così si può dire, spiritualmente. Ha tenuto a bada l’emozione di giocare una semifinale Slam davanti a due inarrivabili leggende di questo sport (Laver non si è perso un quindici), senza buttare via niente, quasi giocasse con delle cuffie che gli impedivano di sentire gli applausi, la pressione, i battiti del suo cuore. Freddo nei punti decisivi, attento a non rilassarsi quando il vantaggio è sembrato incolmabile. Le qualità di un campione, di un predestinato, di un potenziale numero uno. Sinner ha fatto sembrare Djokovic non più imbattibile negli Slam, anche oggi che non ci sono più Federer e Nadal. Se cercavamo un erede, forse oggi lo abbiamo visto sorridere, divertirsi e vincere sul campo centrale di Melbourne.
In finale sfiderà il russo Medvedev. «È la mia prima finale, scenderò in campo con il sorriso, ora sono più tranquillo e darò il massimo». Sinner ha solo sorrisi dopo aver battuto Novak Djokovic . «Sono felice di giocare qui, l’atmosfera è bellissima - le prime parole del tennista azzurro - felice di aver condiviso questo momento. È bello avere tanti italiani ancora in corsa, apprezzo questo calore non solo quello che arriva da casa ma quello che si sente qui» ha aggiunto riferendosi a Vavassori-Bolelli in finale nel doppio.
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