Sull'erba del Centrale di Wimbledon è sbocciato un nuovo Jannik Sinner. La prima volta del ventenne tennista di San Candido ai quarti di finale dei Championships è una duplice emozione: da una parte la sorpresa per l’inattesa affinità con l’erba, dall’altra la conferma di un’ascesa irresistibile verso il tetto del mondo.
«Ho solo superlativi e apprezzamenti per il gioco di Sinner. Tutti ormai conoscono il suo talento, è già un top player», l’apprezzamento del suo prossimo avversario, il n.1 del seeding Novak Djokovic, che all’All England Club ha trionfato sei volte, imbattuto dal 2017.
«Ovviamente sarà una partita estremamente difficile perché Nole gioca molto bene su questa superficie», la risposta di Sinner, che a caldo dopo la vittoria di Alcaraz ha ammesso che non si aspettava neanche lui di arrivare fin qui («Non giocavo così bene sull'erba, ma dopo la prima vittoria mi sono adattato, partita dopo partita») e ora guarda all’esame contro «re» Nole. «Cercherò di fare del mio meglio, è il minimo che posso fare, cercando di gustarmi ogni singolo momento».
Già a Melbourne quest’anno, e prima ancora al Roland Garros nel 2020, l’enfant prodige altoatesino si era issato tra i magnifici otto di una prova Slam. Ma a Wimbledon prima di quest’anno non aveva mai vinto un solo match. Anche per questo alla vigilia, pur presentandosi a Londra da n.10 del seeding, aveva fissato come obiettivo del torneo il passaggio del primo turno. La mancata partecipazione ai tornei sull'erba che precedono lo Slam londinese non lo aveva certo aiutato. Ma poi, nel corso della prima settimana, match dopo match, Sinner ha saputo gradualmente (e rapidamente) adattarsi ai prati di Church Road, sempre più lenti eppure così differenti dalle altre superfici. La svolta, nel terzo turno. Il match contro lo statunitense John Isner, un granatiere reduce da 90 ace nei primi due incontri. Al di là delle oggettive difficoltà tecniche, Sinner sapeva che decisivo per la vittoria si sarebbe rivelato l'aspetto mentale, ovvero resistere, pur restando nel match, a quei lunghi momenti in cui il servizio dello statunitense non gli avrebbe consentito di giocare. Un esame brillantemente superato dall’azzurro che ha liquidato in tre set l’avversario, già semifinalista a Wimbledon nel 2018, senza smarrire un solo turno di servizio. La stessa solidità dimostrata al debutto sul Centre Court, nella domenica dei festeggiamenti per il centenario. Anche contro l’altro predestinato del tennis mondiale, lo spagnolo Carlos Alcaraz, Sinner ha impressionato non solo per l’efficacia della risposta o per le difese a fondocampo, ma soprattutto per la forza mentale. Specialmente quando nel terzo set ha subito il ritorno di Alcaraz, cedendo la frazione dopo aver mancato due match-point.
Una qualità che ha catturato l’ammirazione di Djokovic: «È maturato molto sui grandi palcoscenici, non sente troppo la pressione come talvolta capita ai giovani. Ha grande fiducia, sa di poter vincere contro chiunque. È ancora giovane eppure ha già grande esperienza. Per come gioca, vedo un po’ me stesso da giovane: il rovescio piatto, sempre dietro la linea di fondocampo cercando di mettere pressione all’avversario. Sarà una grande sfida per entrambi». Per Jannik anche l’occasione per prendersi la rivincita dell’unico precedente, a Montecarlo nel 2021, vinto dal serbo 6-4 6-2. Anche se battere Djokovic quest’anno a Wimbledon avrebbe un significato decisamente superiore, ovvero la definitiva consacrazione.
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