ROMA. Arriva il superpomodoro per 'ubriacarsi' di benefici antiossidanti: ne contiene una quantità pari a 50 bottiglie di vino rosso, ma non si corre il rischio di una sbronza. Il superpomodoro protegge dai processi degenerativi, come quelli all'origine di invecchiamento e tumori, perchè ricchissimo della stessa sostanza antiossidante, il resveratrolo, contenuta nella buccia dell'uva rossa . È stato ottenuto nei laboratori del centro di ricerca britannico John Innes, dal gruppo di cui fa parte anche l'italiano Eugenio Butelli. Alla ricerca ha collaborato anche Angelo Santino, del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Lecce. Descritto sulla rivista Nature Communications, il superpomodoro potrebbe diventare una 'fabbricà di questa sostanza da estrarre per ottenere integratori o cibi arricchiti. Gli stessi ricercatori hanno ottenuto anche un altro pomodoro ricchissimo di un'altra sostanza che aiuta a prevenire i tumori, la genisteina, che è contenuta nella soia.
In questo caso, un solo pomodoro produce la quantità di genisteina, contenuta in 2,5 chilogrammi di 'formaggio' di soia cioè il tofu.
I pomodori possono essere raccolti e mangiati così, oppure spremuti per ottenere succhi, o lavorati per produrre passate.
«L'obiettivo di queste ricerche è migliorare fortemente le caratteristiche di alcuni prodotti molto consumati perchè questi cibi sono efficaci solo se fanno parte della dieta abituale», rileva Pierdomenico Perata, rettore della Scuola Superiore Sant'Anna a Pisa e coordinatore del gruppo che in Italia ha ottenuto il pomodoro nero, Sun Black, dal potere antiossidante perchè ricco di antociani. Il pomodoro è un ortaggio ideale per queste ricerche: è una coltura ad alto rendimento, produce fino a 500 tonnellate per ettaro, ed è consumato da moltissime persone quasi tutti i giorni.
Se il pomodoro italiano ricco di antiossidanti è frutto di tecniche 'tradizionali' come gli incroci e contiene gli antociani solo nella buccia, il superpomodoro contiene gli antiossidanti sia nella buccia sia nella polpa. È stato ottenuto aggiungendo nel suo Dna i geni responsabili della produzione del resveratrolo nella vite e della genisteina nei legumi. Inoltre è stata aggiunta una proteina chiamata AtMYB12, che si trova nella pianta più utilizzata nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, l'arabetta comune (Arabidopsis thaliana). La proteina agisce come un 'rubinettò per aumentare la produzione delle sostanze antiossidanti perchè amplifica l'attività dei geni coinvolti nella loro 'fabbricazionè. «La tecnica - sottolinea Perata - testimonia la potenzialità delle modifiche genetiche per migliorare le caratteristiche nutrizionali di alcuni prodotti ed è frutto di esperimenti che questo gruppo di ricerca conduce da 10-15 anni».
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