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Minori, al Sud senza competenze nella lettura e in matematica

ROMA. Al Sud e nelle isole, la percentuale di adolescenti che non consegue le competenze minime in matematica e lettura raggiunge rispettivamente il 44,2% e il 42%, con un picco estremo in Calabria (46% e 37%).

I dati arrivano dal rapporto «Illuminiamo il futuro 2030 - Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa», nell'ambito della Campagna «Illuminiamo il Futuro » di Save The Children.

In relazione al genere, le disuguaglianze colpiscono in modo particolare le ragazze per la matematica (il 23% delle alunne non raggiunge le competenze minime contro il 20% dei maschi), mentre i ragazzi sono meno competenti in lettura: il 23% risulta insufficiente contro l'11% delle coetanee. Le ragazze e i ragazzi meridionali sono maggiormente svantaggiati sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei settentrionali: la percentuale delle ragazze che non raggiungono le competenze minime in matematica è del 32% al Sud, il doppio delle coetanee del Nord (16%) e la stessa differenza percentuale si riscontra per i maschi meridionali (28%) e i loro coetanei settentrionali (14%).

Differenze di genere si osservano anche per le attività ricreative e culturali: il 51% delle minori tra i 6 e i 16 anni non ha fatto sport in modo continuativo contro il 40% dei maschi, mentre questi ultimi leggono meno, fanno poche attività culturali e navigano meno su Internet. Altro fattore della povertà educativa è l'origine migrante dei genitori: tra i ragazzi migranti di prima generazione il 41% non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, incidenza che cala al 31% in matematica e al 29% in lettura per i quelli di seconda generazione.

Il 48,4% dei minori italiani tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro l'anno scorso, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.

D'altra parte, notevoli sono le carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: solo il 14% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare al nido o usufruire di servizi integrativi, il 68% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 64% dei minori non accede ad una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali, con punte estreme in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%).

«La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere», sottolinea Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa Save the Children. E prosegue: «le enormi diseguaglianze che oggi colpiscono i bambini e i ragazzi in Italia vanno superate attivando subito un piano di contrasto alla povertà minorile e potenziando l'offerta di servizi educativi di qualità».

«I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita», sottolinea Valerio Neri, direttore Generale di Save the Children.

La qualità delle infrastrutture è fondamentale per lo sviluppo delle capacità di apprendimento ma in Italia il 45% delle scuole è priva di un certificato di agibilità e/o abitabilità, il 54% degli edifici non è in regola con la normativa anti-incendio e il 32% non rispetta le norme anti sismiche, configurando una condizione di pericolo dato che il 40% degli edifici si trova in zone a rischio sismico (la metà dei quali al Sud) e il 10% in aree a rischio idrogeologico.

Quanto alle scuole inadeguate dal punto di vista infrastrutturale, le differenze regionali sono marcate: se in Toscana, Campania, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto il 70% o più dei ragazzi frequenta scuole inadeguate, la percentuale cala a quasi un terzo nella Provincia Autonoma di Trento e Bolzano e in Valle d'Aosta.

La qualità degli spazi fisici della scuola influenza - spiega il Rapporto - notevolmente le capacità di apprendimento da parte degli alunni ma la situazione italiana appare critica: sui circa 33 mila edifici censiti in modo completo dall'anagrafe scolastica, il 50% è stato costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore della normativa sul collaudo statico degli edifici. La situazione di degrado in cui versa parte consistente dell'edilizia scolastica rappresenta un fattore essenziale della povertà educativa Italia, anche perchè va a colpire soprattutto le fasce della popolazione minorile già di per se più svantaggiate.

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