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Scuola, prof in ruolo dopo 12 anni: è un'emozione forte

Cristina A., 42 anni e due figli piccoli, è di Bologna e ha accettato una cattedra a Ravenna: tuttavia, il trasferimento non avverrà subito...

ROMA. Per Cristina martedì sarà il primo giorno di scuola. "L'emozione è fortissima", ammette. Di certo l'esperienza non manca - visti i 12 anni di insegnamento alle spalle - ma martedì entrerà in classe, nella sua classe, da assunta, non più da precaria. Cristina A., 42 anni e due figli piccoli, è di Bologna e ha accettato una cattedra a Ravenna: tuttavia, il trasferimento non avverrà subito. Infatti, come prevede la normativa, per quest'anno potrà continuare ad insegnare vicino a casa come supplente.

"Quando i miei alunni di terza media hanno saputo che per me ci sarebbe stato finalmente il posto fisso sono andati a comprare i palloncini. Martedì - dice sorridendo - vogliono organizzare una piccola festa. Li ho seguiti per i primi due anni del loro percorso e volevano che fossi io ad accompagnarli all'esame finale. La continuità didattica è fondamentale per gli studenti ed io sono contenta perché potrò concludere il ciclo triennale prima di prendere posto nel nuovo istituto". Ha la voce ancora molto provata mentre racconta la sua ultima estate in attesa di un'immissione in ruolo. Cristina insegna flauto traverso.

Musica, dunque: una materia che la "Buona scuola" intende potenziare. Negli ultimi due anni la professoressa ha prestato servizio in una scuola media a indirizzo musicale di Bologna, la sua città. "E ora sono stata assunta nel corso della fase B del piano straordinario", spiega all'ANSA. "Mi è stata proposta una cattedra nella provincia di Ravenna, che ho accettato. Mi è andata bene rispetto ad altri colleghi che si sono dovuti trasferire a Nuoro, ma non approvo il modo in cui è stato gestito il piano di assunzione. E' difficile lasciare le proprie famiglie, anche se per un posto fisso".

Il trasferimento a Ravenna, come detto, non sarà immediato, visto che nel frattempo ha riottenuto la supplenza nella scuola dove già insegnava. Se non ci fosse stata questa opportunità, ovviamente avrebbe fatto le valige, "ma con due figli piccoli - dice - per quest'anno preferisco accettare una supplenza di 11 ore nella mia città, nella scuola dove ho già lavorato, e rimandare la partenza". "E' stata un'estate da incubo - si sfoga subito dopo - ho passato gli ultimi mesi ad analizzare, provincia per provincia, le graduatorie ad esaurimento della mia classe di concorso. Volevo capire più o meno in quale posizione sarei stata a livello nazionale e quindi ipotizzare la sede che mi sarebbe stata assegnata, se vicina o lontana".

Insomma un'estate di attese, con pochissime certezze e il desiderio di un posto fisso. "Ho cambiato scuola quasi ogni anno nel corso degli ultimi 12 anni e so cosa vuol dire ricominciare tutto daccapo. La continuità didattica è fondamentale per gli insegnanti e per gli studenti". Adesso però dopo anni di precarietà il futuro comincia a delinearsi. "E soprattutto - conclude - non dovrò più richiedere l'assegno di disoccupazione". Un respiro di sollievo, dunque, anche se "la preoccupazione per il futuro di tanti colleghi non se ne va".

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