ROMA. Non è ancora troppo tardi, la Grande barriera corallina potrebbe tornare al suo vecchio splendore, ma solo a condizione di contrastare i cambiamenti climatici. A dirlo è un team di ricercatori della James Cook University (JCU), che ha stilato un piano di sei punti per salvare la barriera di corallo più grande del mondo.
Lo studio, pubblicato su Nature Climate Change, sottolinea la necessità di tagliare tutti i fattori di stress della barriera corallina. Il programma proposto dagli scienziati prevede, tra l'altro, l'abbandono da parte dell'Australia dei combustibili fossili per energie rinnovabili, e una revisione del ruolo della Marine Park Authority.
I ricercatori, inoltre, invitano il governo di Canberra a dare maggiore enfasi alla conservazione di questo sito patrimonio dell'umanità, a emanare divieti legislativi permanenti sugli scavi per creare nuovi porti o per allargare canali già esistenti all'interno della barriera, e sviluppare un piano per i prossimi 50 anni, con relativi finanziamenti adeguati, atto a ridurre i gas serra e gli scarichi agricoli.
"La nostra ricerca - ha detto Terry Hughes, professore alla JCU e tra gli autori dello studio - dimostra che ogni importante fattore di stress della barriera è aumentato per decenni - sempre più pesca, inquinamento, sviluppo costiero, dragaggio. E ora negli ultimi 20 anni stiamo anche vedendo l'impatto del cambiamento climatico". "La sfida - ha aggiunto Jon Brodie, sempre della JCU e co-autore dello studio - è usare la conoscenza scientifica per prevenire ulteriori danni e dare alla Barriera un po' di respiro che le permetterà di riprendersi".
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