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L'appello dell'Unione Ciechi: accogliete i cani guida nei luoghi pubblici

"Il numero dei cani addestrati ogni anno - spiega l'Unione - risulta purtroppo insufficiente rispetto alla richiesta dei non vedenti i quali sono costretti spesso ad attendere molti mesi prima di ricevere il proprio cane"

ROMA. Accogliere i cani guida, indispensabili per l'autonomia quotidiana di tante persone ipovedenti. È l'appello dell'Unione italiana ciechi che per il 16 ottobre, giornata Nazionale del cane guida, ha organizzato a Roma una «Dog parade».

«Tanti ciechi e ipovedenti - è detto in una nota - si avvalgono dell'aiuto di un cane guida per la loro indipendenza personale e per la loro autonomia quotidiana. I cani sono appositamente addestrati per questo scopo grazie ad un lungo lavoro di preparazione che dura circa due anni. In Italia operano alcune scuole di addestramento quali: La scuola del Centro Helen Keller di Messina, la Scuola della Regione Toscana a Firenze, la Scuola dei Lions Club di Milano e la Scuola Triveneta di Padova».

L'Unione spiega che il «numero dei cani addestrati ogni anno risulta purtroppo insufficiente rispetto alla richiesta dei non vedenti i quali sono costretti spesso ad attendere molti mesi prima di ricevere il proprio cane. I cani addestrati sono di indole mite, socievole e gioiosa; sono stati abituati a un comportamento educato e civile in ogni contesto e risultano solitamente graditi e gradevoli anche per le persone con le quali entrano in contatto».

«Il nostro accorato appello alla cittadinanza perchè accolga questi animali con disponibilità e simpatia soprattutto nei luoghi pubblici quali: autobus, taxi, ristoranti, alberghi, esercizi commerciali, senza timore e senza pregiudizio. L'ingresso rifiutato a un cane guida è come una porta sbattuta in faccia alla persona non vedente. La legge obbliga ad accogliere i cani guida in ogni luogo pubblico o aperto al pubblico, ma più che la forza della legge noi vogliamo richiamare la sensibilità, la disponibilità e l'educazione civica di tutti i cittadini», conclude la nota.

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