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In Sicilia mortalità per diabete doppia rispetto al resto d'Italia, speranza da nuovi farmaci

La Sicilia maglia nera per la mortalità di diabete in Italia. E non di poco. Qualcosa come il doppio rispetto alle altre parti del Belpaese. Un numero veramente incredibile, svelato in occasione della giornata mondiale del diabete che si celebra domani.

"È necessario sensibilizzare l'opinione pubblica perché l'aumento esponenziale del diabete nella popolazione la rende un'emergenza a cui far fronte con tutte le forze disponibili. Non aumentano solo i casi di diabete mellito, quello di tipo 2 legato all'obesità, ma sono in aumento anche quelli nei bambini soprattutto nelle zone in cui le condizioni socio economico culturali sono meno elevate", dice il presidente di Simdo, Vincenzo Provenzano,

"In questo la Sicilia è maglia nera con una mortalità doppia rispetto al resto di Italia, tripla rispetto al Trentino e al Friuli, e nelle conseguenze gravi come l'amputazione del piede", afferma Provenzano, che è anche il primario di Diabetologia all'ospedale Civico di Partinico, nonchè

"È encomiabile l'impegno dell'assessorato alla Salute della Regione siciliana e dell'Asp di Palermo a favore delle persone con diabete ed in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza - prosegue - Perché non esiste un unico malato di diabete ma ogni età e ogni genere ha delle peculiarità che non possono essere ignorate per garantire a ciascun malato una vita migliore. Bisogna puntare sugli obiettivi della cura e prevenire le complicanze invalidanti e ottenere buona qualità della vita".

"Per curare il diabete di tipo II abbiamo a disposizione diversi nuovi farmaci che permettono, non solo un buon controllo della malattia metabolica ma anche di fare prevenzione cardiovascolare e renale. Farmaci tipo le glifozine o gli agonisti recettori o GLP-1 hanno permesso di migliorare gli outcome cardiovascolari di questi pazienti", dice Gianfranco Gruttadauria, responsabile unità operativa semplice dipartimentale di diabetologia dell'Asp di Caltanissetta che, nel corso del congresso regionale Fadoi, organizzato dal presidente regionale Maurizio Alletto, ha affrontato il tema del diabete.

"In provincia di Caltanissetta però - spiega - le novità più grosse hanno riguardato il diabete di tipo I. Da più di 1 anno utilizziamo per la cura di questa malattia, che colpisce perlopiù soggetti di giovane età nuove tecnologie quali microinfusori e sensori per il monitoraggio continuo della glicemia che permettono un miglioramento non solo del controllo della malattia ma, soprattutto, della qualità di vita di questi pazienti. Un continuo controllo della glicemia, tramite questi dispositivi, consente di adattare la terapia alla vita del paziente, alla sua attività lavorativa, di studio, di riposo, di attività fisica. Cosa che, con la terapia multiiniettiva è molto più difficile da realizzare. Purtroppo questa malattia, comparendo spesso in giovane età, ha impatti psicologici devastanti. Questi strumenti permettono la possibilità di vivere una vita quasi normale". Sul diabete di tipo II ha spiegato il medico la prevenzione è fondamentale.

"C'è una predisposizione familiare a sviluppare questa malattia - spiega Gruttadauria - e non ci sono farmaci che permettono di prevenire il diabete, ma delle buoni abitudini alimentari e di vita che comportano anche la regolare attività fisica sono i migliori mezzi per evitare che questa potenzialità diventi malattia. Così come queste abitudini di vita sono fondamentali per chi ha già il diabete. E in più oggi abbiamo questo grande armamentario di farmaci che permette di migliorare il controllo metabolico ma soprattutto prevenire le complicanze croniche che sono poi quelle che aumentano la mortalità di questi pazienti: l'infarto del miocardio, l'ictus, l'arteriopatia obliterante agli arti inferiori e le complicanze a occhi e reni che rendono estremamente invalidante questo tipo di patologia".

E aggiunge: "Il grande sforzo che facciamo nel trattare a 360 gradi questi pazienti ha permesso di ridurre una delle più temibili complicanze che è il piede diabetico e che può portare a delle mutilazioni estremamente invalidanti, specie se si tratta di pazienti giovani. Ne vediamo ancora oggi purtroppo ma sempre di meno rispetto al passato". "Stiamo anche notando una riduzione della retinopatia diabetica nei diabetici di tipo I e anche una riduzione della nefropatia diabetica. Quindi - conclude - se noi trattiamo i pazienti sin da subito, in maniera corretta, e considerando tutti i fattori di rischio, riusciremo a prevenire o comunque ritardare quanto più possibile queste complicanze".

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