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Tamponi rapidi punto debole del green pass, 30% di falsi negativi: si pensa a cambiare la norma

In Italia il lockdown selettivo come è stato deciso a Vienna non viene preso in considerazione, non ci sono le condizioni di emergenza e neppure quelle costituzionali, dicono gli esperti. Invece all'attenzione degli scienziati c'è quello che viene definito il punto debole del green pass: il test antigenico.

Gli scienziati lo ripetono da mesi, ma adesso sull'argomento è tornato il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi che ha sottolineato come "con il passare del tempo si dovrà pensare alla correzione del green pass". "Il certificato verde si ha anche con tampone antigenico ma questo presenta un 30% di falso negativo e dà falso senso di sicurezza - ha spiegato - specie con la variante Delta, se si entra con un test, falso negativo, in luogo dove ci sono persone suscettibili, l'infezione si verifica".

Sul tema tuttavia, stando a quanto si apprende, nessun parere è stato richiesto al Cts, il che fa plausibilmente ritenere che per il momento i test antigenici restano collegati alla possibilità di ottenere il green pass. Proprio su questo tipo di tamponi la bocciatura era arrivata mesi fa dal laboratorio di microbiologia e virologia dell'Università di Padova diretto da Andrea Crisanti. Secondo uno studio su test antigenico risultava infatti che anche in presenza di alta carica virale, o addirittura di cosiddetti super diffusori del virus, si era verificato che il tampone rapido desse esito negativo. Duro anche il parere del virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano-Bicocca che aveva sottolineato come i test basati sui tamponi antigenici rapidi non fossero affidabili ai fini del green pass: "Perché sono test poco sensibili, di conseguenza sfuggono le infezioni e in più non permettono di identificare l'insorgere di possibili nuove varianti che necessitano del sequenziamento effettuato sul genoma virale dei tamponi molecolari risultati positivi".

Non solo, "il soggetto che si sottopone a tampone si sente autorizzato a esporsi a quell'evento per il quale ha ottenuto un green pass temporaneo senza di fatto avere alcuna protezione".

Tuttavia a destare preoccupazione non sono solo i test. A sottolineare la necessità di maggiore attenzione per impedire al virus Sars-CoV2 di continuare a circolare è Massimo Ciccozzi, direttore dell'Unità epidemiologica all'Università Campus Biomedico di Roma: "Da epidemiologo, dico che il denominatore comune contro la possibilità di contagiarsi anche se si è vaccinati è la mascherina. Anche all'aperto, dallo stadio al ristorante".

"Basta vedere che cosa è successo nel Regno Unito dove hanno tolto la mascherina da giugno: oggi si ritrovano con migliaia di casi. Lo stesso in Germania". Per Ciccozzi "le variabili in questo periodo sono davvero tante, il Nord Est del Paese in questo momento sta soffrendo, sia per le manifestazioni con i partecipanti ammassati e senza mascherina, per il numero di no vax e inoltre, e questo va tenuto in grande conto, per la vicinanza geografica con Paesi dove il virus sta viaggiando molto più che da noi e da dove le persone possono arrivare facilmente in macchina".

"Specialmente per quest'ultimo caso bisogna aumentare la sorveglianza attiva, fare test e quarantene, altrimenti rischiamo anche noi, nonostante finora siamo stati virtuosi".

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