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Manager della sanità in Sicilia, nuovo ostacolo: le nomine verso il rinvio

Manca l’elenco degli idonei per i ruoli da dirigenti. Per i partiti di maggioranza è l'occasione per chiedere una breve proroga e rendere più agevole l'accordo sui nomi

L'ospedale Umberto I di Siracusa

Una su cento, salvo colpi di scena. Sono le probabilità che il governo della Regione Siciliana riesca a nominare i nuovi manager della sanità entro ottobre. Un nodo tecnico è piombato su Palazzo d’Orleans poco prima del weekend, un ostacolo in più sull’iter che il presidente Renato Schifani si era prefissato di concludere non più tardi di ottobre, scongiurando la proroga dei manager attualmente in carica. Un percorso già pieno di difficoltà per Schifani, pressato dai desiderata dei partiti di maggioranza, compreso il suo.

Il tecnicismo in questione riguarda i direttori sanitari e amministrativi delle varie aziende, che gli stessi manager, una volta scelti dalla politica, dovranno a loro volta nominare, «pescandoli» da un elenco regionale di idonei, che però, a differenza di quello relativo al quadro manageriale, non è ancora stato formato e che prima di novembre non vedrà la luce. Un problema che fino a qualche giorno fa si riteneva superabile, ma che, a quanto pare, sul piano amministrativo congela ogni mossa. Così, per allineare scadenze e nomine, nell’ultima seduta di giunta convocata venerdì scorso sul tema dei collegamenti con le isole minori, le forze politiche avrebbero condiviso la decisione di aspettare la graduatoria in corso d’opera, e solo dopo procedere con le nomine dei manager.

Ufficialmente, per evitare un vuoto di incarichi, con i dirigenti impossibilitati a chiamare i capi amministrativi e sanitari. Ufficiosamente, invece, per allungare i tempi, verosimilmente di altre due settimane se non di più, e allentare la tensione all’interno della maggioranza, provando così, con una proroga a breve temine degli attuali manager, a fare raffreddare quella che al momento è una patata bollente.

Insomma, una palla al balzo da cogliere subito, quantomeno per alcuni partiti, visto che Schifani, al Giornale di Sicilia, lascia ancora aperta una finestra per chiudere la partita ad ottobre, sottolineando che «Forza Italia è pronta a concludere l’iter, anche se, più i giorni passano più sarà difficile arrivare a meta entro questo mese». Una possibilità su cento, per l’appunto. Perché sul tema i veti incrociati soffiano forte, a cominciare dal fronte FdI, che potrebbe non accontentarsi della divisione politica dei 18 posti in palio, alzando la posta a sette poltrone anziché sei, oppure pretendendo gli incarichi di maggior peso, perché, rimarcano i big del partito, i forzisti hanno già preso le dirigenze che contano nell’assessorato alla Salute. I meloniani ne parleranno oggi, a margine di due incontri in programma a Caltanissetta e Catania, pensando anche ai luoghi su cui puntare. In pole, lasciando a FI la Sicilia occidentale, ci sarebbero il capoluogo etneo, Siracusa e Messina. Traguardi ambiti, assieme ad Enna, anche dagli autonomisti, che dopo la fusione a freddo Lombardo-Salvini in vista delle elezioni europee, vorrebbero più di due «scranni»: almeno tre. Un sine qua non irricevibile, sia per Forza Italia che per la Dc di Cuffaro, che punta soprattutto sull’Asp di Agrigento. Poi, assieme al metodo, resta a galla l’altro nodo, quello del bacino di scelta.
Schifani pescherà dall’elenco dei 49 «maggiormente» idonei stilato la scorsa estate, oppure, come vorrebbe la Commissione salute all’Ars, guarderà a tutti i candidati iscritti all’albo nazionale? La prima ipotesi sembra certa, e non potrà che aumentare le tensioni con quei deputati di maggioranza che sperano ancora nella selezione di nomi a loro graditi presenti nella lista dei «semplicemente» idonei.

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