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Il conflitto in Medio Oriente: l'Italia si blinda, occhio a lupi solitari e infiltrati

Attenti a «ogni possibile obiettivo». Focus su circoli pro-Hamas

I carabinieri presidiano la Sinagoga di Genova (foto di Luca Zennaro/Ansa)

L’attacco ad Israele ridà vigore alla minaccia jihadista e l’Italia si blinda. La premier Giorgia Meloni ha messo in guardia dal «rischio di emulazione degli atti criminali che potrebbe arrivare anche da noi», ma oggi al Viminale sono stati passati in rassegna tutti i possibili pericoli: dall’azione di un «lupo solitario» alla riattivazione di cellule islamiste sul territorio nazionale, dalle infiltrazioni di elementi pericolosi attraverso i flussi migratori alla propaganda per fare proseliti sul web e nelle carceri fino ai gruppi pro-Hamas. Non ci sono, dunque, soltanto i target israeliani da tutelare (sinagoghe, ambasciate, interessi commerciali). Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato nel pomeriggio dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per analizzare le possibili minacce, ha infatti disposto «l’innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio».

Alla riunione erano presenti i vertici delle forze di polizia e quelli delle agenzie di intelligence. È operativo anche il Comitato di analisi strategica antiterrorismo. Pianificazioni ostili verso l’Italia non sono segnalate al momento, ma sul tavolo del Viminale sono stati messi tutti i potenziali elementi di rischio da seguire con attenzione nei prossimi mesi che si annunciano complicati e carichi di tensione per gli apparati di sicurezza. L’atto di guerra senza precedenti di Hamas ha infatti ridato forza alla galassia islamista che - almeno sul continente europeo - sembrava in fase recessiva dopo gli attentati degli anni scorsi. Ed in primavera ci sono le elezioni del Parlamento Ue, appuntamento che attrae chi ha interesse a destabilizzare.

Non è un caso che la riunione si sia conclusa con l’invito a rafforzare la vigilanza a 360 gradi, «verso ogni possibile obiettivo». Su quelli israeliani fin da sabato in tutta Italia i Comitati provinciali per la sicurezza hanno potenziato i presidi su indicazione del capo della polizia, Vittorio Pisani. In primis a Roma, dove lunedì prossimo ci sarà la cerimonia per l’80/o anniversario del rastrellamento delle Ss nel Ghetto. Ma si guarda più in generale a tutti gli eventi che richiamano folle, a stazioni ed aeroporti, a luoghi simbolo delle città. Un forte impulso è stato dato alla raccolta di informazioni per cogliere sul nascere eventuali progetti terroristici. Monitorati gli ambienti islamici più radicali, le carceri ed anche la rete, dove le immagini delle uccisioni efferate di civili israeliani stanno avendo molte condivisioni e vengono utilizzate per invitare alla jihad.

Sull’immigrazione - sia via mare che attraverso la rotta balcanica - il focus è stato potenziato. «In un momento di tensione - ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani - bisogna verificare che tra i migranti irregolari non ci siano terroristi che cercano di entrare in Europa mischiandosi» con chi fugge dal proprio Paese: «Quindi la vigilanza è aumentata». E la nuova crisi potrebbe ulteriormente incentivare le partenze, diverse delle quali avvengono da aree a forte presenza jihadista. Anche l’intelligence ha intensificato gli scambi informativi con le strutture analoghe dei Paesi del Medio Oriente. C’è poi attenzione sui gruppi palestinesi storicamente attivi sul territorio nazionale. Si tratta di associazioni che fanno riferimento a diverse fazioni e che hanno diverse modalità di difendere la causa. In passato alcuni degli esponenti sono stati accusati di raccogliere fondi per finanziare Hamas. È il caso, ad esempio, di Mohammad Hannoun, architetto stabilitosi a Genova e presidente di un’associazione di palestinesi in Italia. Dopo i fatti di sabato ci sarà un giro di vite su queste attività anche sulla base di un’analisi dei movimenti bancari.

Occhio anche ai circoli di sinistra ed antagonisti che tradizionalmente sostengono la causa palestinese. L’annunciata dura reazione di Israele porterà prevedibilmente a manifestazioni di proteste di piazza.

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