Dopo l'aumento delle indennità ai parlamentari siciliani all'Ars arriva anche quello per i sindaci «L’Ars, nella sua piena autonomia che va rispettata, ha deliberato l’aumento delle indennità dei parlamentari, per adeguarle al costo della vita, in ottemperanza a una legge. Pertanto – ha detto il presidente della Regione Renato Schifani – ritengo coerente e consequenziale che anche agli amministratori locali siciliani possa essere riconosciuto, al pari degli altri Comuni italiani, un miglioramento delle loro indennità, attraverso un intervento economico che possa essere modulato, in via bilanciata, tra finanza regionale e locale».
L'apertura ai sindaci arriva dopo 48 ore di tensioni
L’apertura ai sindaci arriva al termine di 48 ore di rapporti turbolenti fra governo e sindaci. Lunedì sera l’assessore agli Enti Locali, Andrea Messina, aveva preparato l’emendamento per aumentare gli stipendi. Un provvedimento invocato dall’Anci perché da due anni ai sindaci di tutta Italia è stato riconosciuto un aumento che in Sicilia non viene applicato perché la Regione non ha coperto la spesa.
Il governo quindi era pronto a muoversi. Ma poi il neo presidente dell’Anci, Paolo Amenta, aveva fatto una uscita pubblica in cui attaccava la Finanziaria parlando di misure clientelari e invitava i deputati a non votarla. Parole che ieri Schifani aveva accolto con irritazione e che avevano spinto il governo a “una ulteriore riflessione sul finanziamento degli aumenti ai sindaci”.
In mattina però Amenta si è recato a Palazzo d’Orleans e ha ricucito il rapporto con Schifani. E così il presidente ha annunciato che darà il via libera all’emendamento sugli aumenti. Il governo stanzierà 6 milioni, anche se ne servirebbero 11 per garantire gli stessi incrementi assegnati nel resto del Paese. Da qui due soluzioni: o i sindaci siciliani accettano aumenti inferiori a quelli dei colleghi (equivalenti a circa la metà) o finanziano la quota mancante con tagli al bilancio interno dei Comuni.
In attesa di sciogliere questo dubbio, ecco quanto è previsto che arrivino a guadagnare i primi cittadini siciliani. L’aumento concesso dallo Stato è significativo perché allinea lo stipendio dei sindaci delle città maggiori a quello del presidente della Regione (13.800 euro) e parametra tutti gli altri a quest’ultimo concedendo percentuali di aumenti decrescenti via via che diminuisce la popolazione del Comune.
Quanto crescono le indennità dei primi cittadini siciliani
Dunque per effetto delle nuove norme i sindaci di Palermo, Messina e Catania passeranno dagli attuali stipendi - che oscillano fra i 5 mila e i 7.018 euro - a 13.800. I primi cittadini degli altri 6 Comuni capoluogo che oggi incassano (a seconda del numero dei cittadini residenti) da un minimo di 3.717 a un massimo di 5.205 euro al mese saliranno fino a 9.660 o 11.040 euro, cioè il 70 o l’80 per cento del compenso del presidente della Regione.
Gli aumenti saranno significativi anche per i sindaci dei piccolissimi Comuni. Gli ultimi della lista, quelli che guidano centri con massimo 3 mila abitanti passeranno da 1.301 euro a 2.208: il 16% di quanto guadagna il presidente della Regione. La maggior parte dei sindaci siciliani si trova in tre fasce divise per abitanti. I 78 che oggi incassano 1.952 euro per guidare centri fra i 3 mila e i 5 mila abitanti passeranno a 3.036 euro al mese. I 79 sindaci che guidano Comuni con minimo 5 mila e massimo 10 mila abitanti passeranno da 2.509 a 4.002 euro al mese. I 77 primi cittadini di centri con popolazione fra 10 mila e 30 mila abitanti passeranno da 2.788 euro a 4.140.
Il tutto costa 905.103 euro al mese, cioè 10.861.246 euro all’anno.
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