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In pensione con 41 anni di contributi, il piano per superare la legge Fornero

Il lavoro e la sicurezza, le modifiche sul Reddito di Cittadinanza senza lasciare indietro i più fragili che non possono avere un’occupazione e, subito, un primo intervento sulle pensioni, in vista della prossima legge di Bilancio. Poi la riforma complessiva del sistema, per superare la legge Fornero. Sono tanti i temi sul tavolo del primo incontro tra la ministra del Lavoro, Marina Calderone, e le parti sociali. Il primo di un confronto che andrà avanti nel tempo e sui singoli capitoli, con tavoli settoriali: «sarà un percorso di legislatura», assicura il ministro al termine della riunione che ospita 26 sigle tra sindacati e imprese.

Il primo intervento, oltre le emergenze che riguardano l’impatto del caro bollette e il recupero del potere d’acquisto su cui il pressing è trasversale, è sul fronte pensionistico, per scongiurare lo scalone che altrimenti scatta dal primo gennaio 2023: a fine di quest’anno scadono Quota 102, l’Ape sociale e Opzione donna. Queste ultime due misure vanno verso la proroga, mentre la novità che potrebbe presto prendere forma è Quota 41: l’uscita con 41 anni di contributi. «Può essere un punto di riferimento ma è ancora presto per poter dire in che modo e con quali condizionalità. Stiamo studiando», risponde Calderone. Tra le ipotesi sostenute dalla Lega, quella di una Quota 41 con 61-62 anni di età. La soluzione secca costerebbe 5 miliardi l’anno.

Di certo le forme di flessibilità devono anche essere sostenibili, dal punto di vista finanziario, sottolinea la ministra. E, indipendentemente dagli interventi che sarà possibile fare in manovra, sarà poi «necessaria» una riforma complessiva. Novità in vista anche sul Reddito di cittadinanza, che non sarà toccato per chi non può lavorare, «non è questo il messaggio», rimarca Calderone. Invece chi è nelle condizioni di lavorare o lo sarà attraverso dei percorsi di riqualificazione deve trovare «la giusta collocazione». E questo lo si potrà fare potenziando il fronte delle politiche attive e rendendo «effettivo“ l’incrocio tra domanda e offerta. Sui navigator conferma che non è tecnicamente possibile una proroga e sottolinea che «le Regioni e i soggetti interessati erano consapevoli della norma di legge che poneva il termine del 31 ottobre». Sono circa 1.500 i navigator, che nati proprio con il Reddito di Cittadinanza per aiutare i beneficiari a trovare un’occupazione, ora si trovano senza un contratto: i sindacati si preparano ad un nuovo presidio martedì 8 novembre, davanti al ministero del Lavoro per chiedere nuovamente «la ricerca di una soluzione strutturale ed il riconoscimento della loro esperienza professionale», dicono i sindacati di categoria.

Cgil, Cisl e Uil con i leader Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri apprezzano, intanto, l’avvio del confronto. Anche se «è presto per dare un giudizio di merito», come dice Landini. La verifica sarà sui fatti, a partire dalla legge di Bilancio e dalle misure per aiutare famiglie, imprese e lavoratori. Alla presidente del Consiglio rilanciano la richiesta di una convocazione a Palazzo Chigi, per affrontare le emergenze e comunque «prima di prendere decisioni».

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