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Tegola da un miliardo: alla Regione Siciliana scatta l'allarme

Salvatore Pilato, presidente delle sezioni riunite della Corte dei Conti

Le contestazioni della Corte dei Conti viaggiano su un documento di circa 600 pagine giornalisticamente traducibile così: ci sono spese per oltre un miliardo che la Regione ha fatto due anni fa in modo, al momento, considerato irregolare. E dunque, se alla fine del lungo percorso avviato la settimana scorsa dai magistrati contabili, venissero provati gli errori nella predisposizione del bilancio del 2020 il nuovo governo si troverebbe costretto a compiere come primo atto una manovra lacrime e sangue.

Si è aperta una partita delicatissima, che finirà a dicembre quando le sezioni riunite della Corte dei Conti, presiedute da Salvatore Pilato, daranno la parifica o bocceranno il bilancio stilato nel 2020 dall’assessore all’Economia Gaetano Armao all’epoca del governo Musumeci.

Nella settimana che si è appena conclusa i magistrati hanno inviato a Palazzo d’Orleans tutte le contestazioni. La relazione principale - firmata dai magistrati istruttori Tatiana Calvitto, Antonio Tea e Massimo Giuseppe Urso - individua 2 problemi principali. Il primo vale 866.903.662 euro e riguarda la decisione di spalmare in 10 anni invece che in tre il maxi disavanzo scoperto a fine 2018. Il secondo grande nodo da sciogliere riguarda il finanziamento delle autolinee pubbliche e private in forza di una legge poi dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale: per questo i magistrati contabili contabili contestano la spesa di 161.163.169 euro. Insieme ad altre contestazioni minori il totale dell’handicap che pesa ora su Palazzo d’Orleans vale circa un miliardo e 100 milioni.

La partita più delicata si gioca sugli 866 milioni. La contestazione dei magistrati contabili è molto tecnica e può essere sintetizzata così: nel momento in cui il bilancio fu approvato la Regione doveva colmare una rata di disavanzo che valeva 1.328.793.634 invece ha accantonato a questo scopo solo 461.889.971. Perché? In quel momento era in vigore una legge che obbligava a coprire tutti i disavanzi registrati in 3 anni. Ovviamente accantonare oltre un miliardo nel solo 2020 avrebbe costretto a una Finanziaria lacrime e sangue. Dunque la Regione riuscì a stipulare un accordo con lo Stato per spalmare tutto in 10 e quindi in mini rate, svincolando per spese correnti gran parte delle somme che doveva accantonare. Il punto è - rilevano ora i magistrati - che non solo questo accordo con lo Stato, atteso a marzo 2020, è arrivato dopo la chiusura del bilancio ma si era perfino già nel 2021. La conclusione è che in base alle leggi in vigore al momento di approvare il bilancio la Regione doveva accantonare 866 milioni in più che furono invece utilizzati per spese correnti. «Preso atto della mancata sottoscrizione dell’accordo con lo Stato entro l’originario termine e considerata l’efficacia non retroattiva delle modifiche successive alle leggi dell’epoca, le Sezioni riunite, in forza del principio “tempus regit actum”, hanno affermato che il ripiano decennale non avrebbe potuto trovare applicazione negli esercizi 2019 e 2020, essendosi effettivamente concretizzate solo nel 2021 le condizioni necessarie per fruire dell’agevolazione» si legge nella contestazione arrivata alla Regione.

La Corte dei Conti ha perfino proposto di impugnare davanti alla Corte Costituzionale l’accordo con lo Stato che autorizzava a spalmare il disavanzo di 10 anni perché - sostanzialmente - crea disparità di trattamento con altre Regioni che sono obbligate a coprire i buchi in 3 anni o comunque entro la fine della legislatura in cui sono stati registrati.

È una proposta che metterebbe a rischio anche i successivi bilanci, visto che pure lì la Regione ha spalmato quote di disavanzo minori di quelle preventivate. Secondo la Corte dei Conti «non può non segnalarsi la continua adozione di successive soluzioni normative che, dopo aver sgravato gli esercizi 2021 e 2022 dagli obblighi di recupero, in tutto o in parte, anche delle ordinarie quote di competenza, manifestano l’ulteriore tendenza all’ampliamento della capacità di spesa e alla deresponsabilizzazione sugli assetti degli equilibri finanziari sino a scaricare rilevanti quote di disavanzo sugli esercizi futuri» si legge nel carteggio inviato alla Regione.

Le contestazioni inviate sono il primo atto di un processo al bilancio regionale che avrà altre due tappe: entro metà novembre la Regione potrà inviare controdeduzioni e dunque preparare la propria difesa. A dicembre è fissata l’udienza per il giudizio finale, che ora tiene in ansia il nuovo governo.

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