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Il nodo del gas, in Europa si va verso l'accordo su un tetto temporaneo

La stazione di compressione del gas a Mallnow, in Germania

L’Ue lavora a tutta velocità a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità per affrontare l’impennata dei prezzi del gas e del kilovattora, e impedire un tragico effetto domino sull'economia del Vecchio Continente. Tra le cancellerie europee starebbe emergendo in particolare una nuova convergenza sulla possibilità di introdurre un tetto temporaneo («price cap») al prezzo del gas importato e usato nella produzione dell’energia elettrica, e per arrivare più strutturalmente al disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell’energia sui mercati all’ingrosso.

La Commissione europea è ancora al lavoro per chiarirne la fattibilità, ma si parla di uno studio alle battute finali: una proposta dell’esecutivo europeo dovrebbe arrivare entro pochissimi giorni, per dare quindi la parola al confronto tra i 27, in vista quindi del consiglio straordinario dei ministri dell’energia, convocato il 9 settembre a Bruxelles.

Di convergenza tra cancellerie si può parlare anche grazie alla convocazione del Consiglio Ue dell’energia, «dopo un fine settimana ricco di trattative», ha spiegato Josef Sikela, ministro per l’Industria della Repubblica Ceca, presidenza di turno del semestre Ue. «Non permetteremo a Putin di danneggiare i nostri cittadini e le nostre imprese, motivo per cui dobbiamo aggiustare il mercato dell’energia - ha affermato Sikela -. La soluzione europea è la migliore che abbiamo». Il ministro ceco si è anche spinto a caldeggiare una doppia soluzione: sia con il tetto temporaneo ai prezzi del gas, che farebbe anche scendere quello dell’energia, e sia con il decoupling, assieme a una profonda revisione del mercato dell’energia.

Tra i paesi che si sono convertiti al «price cap» Austria e Belgio. Berlino chiede di agire in fretta, spingendo soprattutto per una riforma del mercato dell’energia, ma avrebbe aperto anche sul price cap. E gira voce con insistenza nelle capitali di una lettera inviata dal ministro dell’Economia tedesco ai ministeri dell’ambiente dei paesi Ue nella quale si farebbe riferimento a queste iniziative.
La Germania intanto ha raggiunto l’85% di stoccaggio. La premier francese Elisabeth Borne ha avvertito a prepararsi «al razionamento dell’elettricità alle imprese». In giornata comunque è stata ancora una volta la presidente della Commissione Ursula von der Leyen a dettare il passo: «L'aumento vertiginoso dei prezzi dell’elettricità sta mettendo a nudo i limiti dell’attuale struttura del mercato elettrico, che è stato sviluppato per circostanze diverse. Per questo stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità», ha annunciato dal Forum di Bled, non senza lanciare un nuovo allarme sulla «potenziale interruzione totale del gas russo».

Una volta che la Commissione avrà formalizzato la sua proposta, chiarendo soprattutto quali siano le misure possibili e se ci siano ostacoli di natura legale ad alcune ipotesi, la parola passerà come detto al confronto tra cancellerie, per una sintesi nella riunione a livello di ambasciatori (Coreper) in agenda il 7 settembre, in vista del Consiglio energia del 9. Quella del «price cap» è una richiesta portata avanti ormai da mesi da diversi Stati Ue, Italia in testa, con il presidente del consiglio Mario Draghi, pronto a discuterne anche a livello di G7. In aprile tra i 27 si è concretizzato un «tetto» solo in Spagna e Portogallo, poco interconnessi e molto «forti» sulle rinnovabili. A fine maggio dal Consiglio è stato fatto alla Commissione un «invito ad esplorare» come frenare i prezzi, cui è seguito a giugno un nuovo più forte «invito» a perseguire negli sforzi per assicurare forniture energetiche «a prezzi accessibili».

Non va dimenticato, comunque, che a maggio l’Ue si è dotata di un vasto piano per rendersi indipendente dai combustibili fossili russi (Repower Eu) e ha introdotto a fine luglio dei tetti ai consumi volontari (pur on deroghe), potenzialmente obbligatori nel caso scatti un’emergenza sulle forniture.

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