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In Sicilia tra M5S e Pd finisce a insulti, Conte: corriamo soli, ira Dem: alto tradimento

Giuseppe Conte

Finisce tra gli insulti l’alleanza progressista in Sicilia. Appena un mese fa erano state celebrate le storiche primarie di coalizione per la scelta del candidato alla presidenza della Regione (vinte da Caterina Chinnici). Oggi l’annuncio di Giuseppe Conte, a tre giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste per le regionali del 25 settembre: il M5s va da solo «per dare riscatto e dignità a tutta l’isola».

Addio intesa, dunque. Per i 5stelle correrà Nuccio Di Paola, attuale referente regionale del movimento, l’uomo che aveva contribuito a definire il fronte progressista e che ha tenuto i rapporti con Pd e con i partiti della sinistra.

E in casa Dem è il giorno dell’ira: «altro tradimento», dicono gli esponenti locali mentre fonti del Nazareno definiscono la scelta di Conte «senza precedenti»: fa carta straccia - è l’accusa - degli «impegni assunti con decine di migliaia di elettori alle primarie dello scorso luglio».

Dopo essersi riunito in streaming con i suoi in mattinata, Conte in un post su Fb ha spiegato le ragioni della rottura: «Alcune settimane fa ero stato chiaro: quello che vale a Roma vale a Palermo. Sappiamo come è andata nella capitale: il Pd ha scelto l’agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II. Nonostante questo, in Sicilia abbiamo tentato fino all’ultimo di costruire un percorso comune, anche in considerazione del percorso di partecipazione costruito in occasione delle primarie».

Però «dal Partito democratico ancora una volta non sono giunte risposte adeguate» e «siamo arrivati a questo paradosso: da una settimana c’è un’impasse dovuta all’insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili. Una posizione che ha messo in imbarazzo anche Caterina Chinnici, che è stata costretta a richiamare il Pd su questo punto: chi ha procedimenti penali pendenti deve restare fuori dalle liste».

«La Sicilia merita francamente di più - è la conclusione del leader del M5s -. Ai cittadini abbiamo il dovere di trasmettere credibilità, trasparenza, passione. In una parola, fiducia: quella che sembra ancora una volta mancare».

Per il segretario siciliano del Pd, Anthony Barbagallo «la dignità è mantenere la parola data: e questa rocambolesca giravolta di oggi del Movimento è tutt’altro che degna». «Quello del M5s è alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto al fronte progressista», aggiunge.

Duro Claudio Fava, presidente dell’Antimafia siciliana e leader di «Centopassi»: «Dispiace doverlo dire ma Conte è un bugiardo». «Come nella favola del lupo e dell’agnello ha continuato ad alzare la posta cercando un pretesto per rompere: prima il programma, poi gli assessorati, poi il listino... - afferma Claudio Fava - Conte aveva deciso di uscire dalla coalizione nel momento stesso in cui ha scelto di candidarsi a Palermo. Non ha avuto l’onestà politica e umana di dirlo. Ma almeno adesso faccia a meno di arrampicarsi su altri improbabili pretesti». Un sondaggio in mano al M5s darebbe il movimento in Sicilia intorno al 20% in coalizione, almeno 3 punti in più correndo da solo.

Festeggia il centrodestra e Gianfranco Micciché, leader di Fi in Sicilia, ammette: «avremmo vinto lo stesso, ma ci rendono le cose più facili...».

Nel Pd è ora resa dei conti. Riflettori puntati su Caterina Chinnici: confermerà la sua candidatura? «Attraverso le primarie mi era stata affidata la guida di una coalizione che non esiste più - commenta - Tanta rispettosa e paziente attesa per ritrovarsi ora in uno scenario stravolto che di fatto azzera tutto e impone nuove riflessioni nel pochissimo tempo rimasto».
E in caso di rinuncia il Pd avrebbe un simbolo con la scritta «Chinnici presidente», senza avere la candidata presidente.

 

 

 

 

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