Malgrado dall'esterno Confindustria e sindacati abbiano fatto sentire forte la loro pressione per arrivare a una accelerazione, il varo della Finanziaria è restato in alto mare per tutto il giorno. Perché il Parlamento era impantanato nella ricerca di una maggioranza che permettesse di approvare la parte finale della manovra, quella più politica (o elettorale, a seconda dei punti di vista).
Fin da ieri sera sugli scranni dei 70 deputati ci sono tre maxi emendamenti. Il primo è stato preparato dal fronte ostile a Musumeci che ruota intorno a tre leader del centrodestra: il presidente dell'Ars Gianfranco Micciché, il leghista Luca Sammartino e l'autonomista Roberto Di Mauro. Questo maxi emendamento contiene oltre 160 commi ed era stato proposto a Pd e grillini per compensare il fatto che Fratelli d'Italia e Diventerà Bellissima non avevano partecipato alla stesura e dunque non lo avrebbero votato. Ma poi Pd e grillini hanno rotto le trattative e hanno presentato un loro maxi emendamento che contiene una cinquantina di commi.
Infine, il governo ha presentato un proprio testo, forte di una sessantina di commi. E su quello ha costruito un sostegno che coinvolge Fratelli d'Italia, Udc, Diventerà Bellissima e i forzisti ostili a Micciché.
Il punto è che ognuno di questi tre maxi emendamenti costa molto più di quanto le casse della Regione possano prevedere: il tesoretto da 21 milioni andrebbe almeno triplicato per coprire tutte le richieste e garantire così una maggioranza che voti la manovra. E' così che le votazioni erano finite in stallo da ieri. Stamani e nel pomeriggio Sala d'Ercole non ha neppure aperto i battenti. E i deputati hanno vivacchiato fra la bouvette e le stanze in cui i leader dei partiti trattano la composizione degli emendamenti.
Miccichè ha convocato una riunione dei capigruppo per decidere come andare avanti. Prima ha però cancellato da tutti e tre i maxi emendamenti una valanga di proposte perché “a rischio di costituzionalità” o “prive di copertura”. O perfino perché erano già state esaminate (e bocciate o stralciate) nei giorni scorsi: “La mia proposta è di sospendere i lavori e riprendere domani - aveva aggiunto Miccichè convocando la conferenza di capigruppo -. Se andiamo a lunedì il rischio che non siano pagati gli stipendi è enorme. E io questa responsabilità non me la prendo”. Così è stato deciso di andare ad oltranza. E in serata si sono visti i risultati: dopo ore di discussioni è passato il maxi-emendamento delle opposizioni al ddl stabilità. Poi quelli della maggioranza e del governo.
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