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Finanziaria Regione Siciliana, si voterà anche sull'assunzione dei portaborse all'Ars: è già scontro

Palazzo dei Normanni

La battaglia che all'Assemblea regionale siciliana deciderà le sorti dell’ultima Finanziaria della legislatura si giocherà su due norme che prevedono assunzioni nel dorato mondo del Parlamento e nella galassia regionale.

La prima è quella proposta da Gianfranco Micciché e supportata da quasi tutti i partiti rappresentati nell’ufficio di presidenza dell’Ars. Prevede di concedere il posto fisso a una decina di collaboratori entrati negli anni scorsi per chiamata diretta e che fino ad ora hanno lavorato nei gruppi parlamentari (cioè nei partiti) o negli uffici ristretti dei deputati ai vertici degli organismi parlamentari. La norma in questione è particolarmente contorta, ma in estrema sintesi prevede di trasformare il contratto di una decina di questi collaboratori: oggi sono impiegati con una formula che prevede un incarico che si rinnova automaticamente all’inizio di ogni legislatura a condizione che il partito di riferimento sia rappresentato ma se passasse la norma inserita ieri sera nel maxi emendamento scritto dai deputati di maggioranza questo personale entrerebbe nei ruoli effettivi dell’amministrazione, godendo anche di un cambio notevole di retribuzione. Un salto in avanti enorme per chi è entrato all’Ars nelle scorse legislature dalla porta di servizio delle segreterie particolari.

Su questa norma è piovuto il no del Pd. E anche il governo, pur senza note ufficiali, si è messo di traverso. Anche se proprio il governo ha inserito nell’altro maxi emendamento, quello preparato dall’assessore all’Economia Gaetano Armao, una norma che prevede qualche centinaio di assunzioni nelle partecipate. In particolare, si prevede di sbloccare i concorsi in Ast (dove in pianta organica ci sono almeno 250 posti vuoti), Sicilia Digitale, Seus e Sas. Secondo Armao «ciò servirà a interrompere le assunzioni a termine con chiamata degli interinali». Un fenomeno che ha suggerito alla magistratura di indagare, almeno nel caso dell’Ast, sulle influenze della politica in questi arruolamenti.

Queste due norme si inseriscono in un quadro di circa 200 commi che compongono i due maxi emendamenti della maggioranza e del governo. E c’è poi un terzo maxi emendamento - scritto da Pd e grillini - nel quale viene anche prevista una minisanatoria: è riferita agli immobili realizzati fra il 1967 e il 1973 senza avere il parere delle sovrintendenze. Si tratta di edifici realizzati durante una fase di vuoto normativo e che in seguito all’approvazione delle leggi urbanistiche non hanno potuto realizzare la loro posizione. Ora, su proposta del capogruppo Pd Anthony Barbagallo, potranno essere messe in regola. E dunque vendute o affittate senza problemi.

Su queste misure si gioca la votazione che inizia oggi, 13 maggio, alle 11 e che dovrebbe terminare nel primo pomeriggio con l’approvazione finale della Finanziaria. Sempre che si trovi la soluzione (leggasi mediazione) fra le centinaia di emendamenti che fanno piovere finanziamenti su Comuni, enti e associazioni vicini ai deputati e ai loro territori di provenienza.

 

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