Prima Salvini, poi Conte, prende corpo l'ipotesi (o la speranza) di eleggere un presidente della Repubblica donna. «Ho L’impressione che ci sia la sensibilità di Salvini, spero di tutto il parlamento, per la possibilità di una presidente donna, il M5s lo ha sempre detto», ha detto Giuseppe Conte parlando di «almeno due, solide e super partes» figure. Pochi minuti prima salvini aveva detto: «Sono fiducioso. Ho avuto diversi incontri in giornata. E conto che, a breve, senza perdite di tempo, riti ... sto lavorando perchè ci sia un presidente donna. In gamba. Non faccio nomi e cognomi perchè qualunque nome io abbia fatto nei giorni scorsi aveva un 'nò a priporio, perchè se lo dice Salvini mi taccio». Al tavolo tra Conte, Letta e Salvini si sta ragionando su Paola Severino, Marta Cartabia ed Elisabetta Belloni.
L'unica cosa certa è che all'ultima votazione "bianca" è cresciuto il numero dei consensi a sostegno del bis per l'attuale presidente, Sergio Mattarella: i voti sono stati 336. Ieri erano stati 166, nel terzo scrutinio 125. Gli astenuti sono stati 445, le schede bianche 106. Hanno ottenuto voti anche Nino Di Matteo (candidato di Alternativa) 41; Pier Ferdinando Casini 9, Luigi Manconi 8, Marta Cartabia 5, Mario Draghi 5 ed Elisabetta Belloni 4. Si vota di nuovo domani. La seduta avrà inizio alle ore 9,30. Qualora dovesse andare a vuoto anche il settimo scrutinio, è già prevista una seconda votazione nel pomeriggio dalle 16,30. Ma rivediamo la convulsa giornata al Quirinale.
Come nel gioco dell’oca, dopo cinque fumate nere e una candidata, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, silurata dai suoi stessi alleati, si torna al punto di partenza. E, nonostante nel pomeriggio si riapra la trattativa tra centrodestra e centrosinistra, la soluzione non sembra ancora vicina. Matteo Salvini incontra il premier Mario Draghi, vede Enrico Letta e Giuseppe Conte e poi annuncia che sta lavorando «per una presidente donna in gamba» in asse con Giuseppe Conte e il pensiero di tutti corre al capo del Dis Elisabetta Belloni. Ma arriva lo stop di Matteo Renzi e di Fi e l’invito alla serietà del Pd.
Il centrodestra apre la mattinata portando al voto Elisabetta Casellati. «Oggi abbiamo fatto la massima proposta possibile tolto il presidente Mattarella», la spinge Salvini e anche Berlusconi. Uno schiaffo in faccia al centrosinistra, neanche avvisato della scelta, una prova di forza del centrodestra. L’incontro «formale» chiesto dal leader leghista al centrosinistra viene disertato e, per blindarsi dai propri franchi tiratori, il centrosinistra decide di astenersi, entrando in aula ma senza ritirare la scheda. Nel frattempo il presidente della Camera Roberto Fico decide che si andrà ad oltranza con 2 votazioni al giorno. Sulla carta Casellati ha 453 voti e il centrodestra, che decide di segnare le schede per blindare il voto, spera di fare breccia nel gruppo Misto. La presidente del Senato co-presiede lo spoglio al fianco di Fico attirandosi le accuse del Pd di «un atteggiamento inopportuno, non rispettoso delle istituzioni». Alla fine finisce male: 382 voti a Casellati e accuse incrociate nel centrodestra con Giorgia Meloni e Salvini che accusano moderati e centristi. “Stai già festeggiando?», sibila acido, davanti ad un capannello di giornalisti, Ignazio La Russa a Giovanni Toti.
La tela è rotta, i giochi sono tutti da fare. Nel pomeriggio la notizia che Matteo Salvini ha visto Mario Draghi riapre scenari. Il leader della Lega torna sulla via di un accordo bipartisan che tenga insieme almeno la maggioranza di governo e garantisca i numeri per una fumata bianca. La trattativa si apre con un incontro negli uffici M5s alla Camera tra l’ex ministro dell’Interno, il segretario dem e il presidente 5S. I tre si riaggiornano dopo aver valutato alcune ipotesi, fanno sapere fonti del Nazareno. «Ci stiamo parlando, sono ottimista», si sbilancia Letta che per proteggere il governo aveva evitato in questi giorni di attaccare il centrodestra. E’ in corso la sesta chiama quando Salvini annuncia, tra lo stupore di molti: «“Sto lavorando perché ci sia un presidente donna, una donna in gamba». A stretto giro lo segue Conte: «C’è la sensibilità di Salvini, spero di tutto il parlamento, per la possibilità di una presidente donna», dice parlando di «almeno 2 super partes». Ma la storia di questa elezione del Quirinale si ripete e i candidati vengono stoppati alla velocità della luce. «Belloni è una straordinaria professionista ma il capo dei servizi segreti in carica non diventa presidente della Repubblica», ci mette la pietra Matteo Renzi. E anche Fi fa sapere che nutre forti perplessità sull’eventualità che ci possa essere un tecnico come presidente del consiglio e un tecnico come presidente della Repubblica. Il Pd invita alla serietà e a non «bruciare con improvvide fughe in avanti ogni possibile intesa».
L’unico dato certo sono la valanga di voti, 336, che nella sesta votazione prende Sergio Mattarella pescando tra tutti i gruppi, escluso il centrodestra che si è astenuto, e rendendo plastica la speranza dei 1009 grandi elettori.
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