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Regione Siciliana, prove di disgelo fra Musumeci e Miccichè

Una foto ripescata dall'archivio: Gianfranco Miccichè, Nello Musumeci e Renato Schifani alla manifestazione di sostegno alla corsa di Musumeci alla presidenza della Regione: era l'ottobre 2017

Il disgelo potrebbe arrivare lunedì o al più tardi martedì, quando il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci e quello dell’Assemblea Regionale, Gianfranco Miccichè, si vedranno a Catania (o martedì a Palermo) per un confronto dopo quello che è successo mercoledì sera in aula con conseguente avvio della crisi di governo.  Un incontro, concordato dopo una prima telefonata tra i due, nel quale si partirà da un punto fermo come ha detto lo stesso Musumeci nell’intervista rilasciata ieri al Giornale di Sicilia: il governatore non ha intenzione di mollare né tanto meno pensa ad una exit strategy che lo porti verso un seggio in Parlamento.

«Alla mia età e con la mia storia - ha dichiarato nell’intervista al direttore Marco Romano - non c’è più tempo per disegnare carriere romane. Io resto qui a servire la mia Isola, spesso devastata e stuprata in questi settant’anni da una governabilità di facciata, che ha fatto scivolare la nostra Regione in coda a tutte le classifiche». Quindi dritti fino alla fine naturale della legislatura prevista in autunno.

Verrebbero così a cadere una parte dei retroscena politici legati ai contatti tra Musumeci e Giorgia Meloni, leader nazionale di Fratelli d’Italia, secondo i quali si sarebbe garantito a Musumeci un posto sicuro in Parlamento alle prossime elezioni. In prima istanza perché con la legge elettorale con la quale si voterà, infatti, sembra molto difficile «garantire» seggi. La telefonata (da Marsala, durante la visita di giovedì) c’è stata, come c’è stato un incontro precedente. Meloni e Musumeci si incontreranno a Roma nel corso delle votazioni per il presidente della Repubblica a partire dalla prossima settimana. Non tutti, però, all’interno di FdI vedono questa operazione di buon occhio. In mezzo i coordinatori Giampiero Cannella e Salvo Pogliese, che lavorano per mediare tra le diverse anime del partito siciliano.

Il futuro politico di Musumeci transita anche dalla geografia del centrodestra che verrà fuori dalle elezioni del presidente della Repubblica. Con un centrodestra compatto il «peso» elettorale di Musumeci sarebbe inferiore rispetto ad uno scenario in cui il centrodestra dovesse uscire diviso. Ed allora anche quella quota di elettorato che fa riferimento al presidente della Regione potrebbe essere determinante per le prossime elezioni regionali. Oggi il movimento di Musumeci, Diventerà bellissima, a livello nazionale non ha riferimenti. E se questo poteva essere un vantaggio al momento dell’elezione di quattro anni fa, adesso per Musumeci diventerebbe una penalizzazione rispetto ad una sua ricandidatura sulla quale anche alcuni esponenti centristi della giunta iniziano a nutrire qualche dubbio specie dopo i toni del video sui social di mercoledì sera.

La crisi politica innescata dal voto di mercoledì avrà conseguenze anche per la scelta del prossimo candidato del centrodestra pure nel caso non fosse Musumeci. «Non possiamo fare finire questa legislatura con un caos tale..», ragiona un esponente di FdI. Infatti, sarebbe difficile presentare un candidato unitario dopo la notte dei lunghi coltelli di mercoledì sera. Chi vede tante analogie con il 2012, quando il centrodestra si presentò diviso alle elezioni, consegnando la Regione a Rosario Crocetta, che vinse le elezioni con una percentuale di poco superiore al 30% (e appena il 47% dei siciliani si recò alle urne), è l’ex presidente del Senato Renato Schifani che da giorni «avvisa» i colleghi della coalizione.

Altra pedina da inserire in questo gioco, poi, è quella di Raffaele Lombardo. Nonostante abbia detto di volersi dedicare ai nipoti e non tornare a fare politica (tutto questo in una nazione dove un nonno è Presidente del Consiglio e un bisnonno probabile candidato del centrodestra al Quirinale…) potrebbe avanzare un suo uomo da inserire nel toto-candidati. Una figura lontana dalla politica (degli ultimi anni) e che potrebbe riunire le diverse anime. L’identikit sembra corrispondere alla figura di Massimo Russo, magistrato che era già stato assessore alla Sanità dell’esecutivo del governatore di Grammichele e che restò nella squadra fino alla fine del mandato. Dettaglio questo che lo differenzia anche rispetto ad altri nomi avanzati in questi giorni che, pur nella stessa giunta, mollarono anzitempo l’esperienza di governo.

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