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Musumeci terzo tra i delegati per il voto al Quirinale azzera la giunta: «Tradito da 7-8 sciagurati»

Nello Musumeci

«Azzero la giunta, faremo un esecutivo che dovrà portarci all’ultimo giorno. Parlerò con i rappresentanti dei partiti, chiederò di darmi una rosa di assessori, alcuni saranno confermati. Qualcuno ha scritto Musumeci si dimette e molla: ci vogliono ben altri ostacoli, non saranno alcuni atti di viltà politica a condizionare le mie scelte. Musumeci non lascia, raddoppia, rilancia, perché Musumeci sa di avere dalla sua parte la stragrande maggioranza del popolo siciliano al di là dei partiti». L'annuncio arriva direttamente dal presidente della Sicilia, Nello Musumeci, in diretta Facebook.

Non ci saranno quindi le dimissioni, minacciate nel pomeriggio dopo il voto all'Ars che lo ha visto arrivare terzo nella scelta dei delegati siciliani per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ci sarà invece un nuovo governo, a cui Musumeci sta già lavorando.

Nel pomeriggio il centrodestra aveva tradito Musumeci. L'elezione all'Ars dei tre rappresentanti siciliani da inviare a Roma per partecipare all'elezione del nuovo Capo dello Stato metteva in evidenza tutte le difficoltà del presidente della Regione a tenere insieme gli uomini della sua maggioranza. Alla fine Musumeci è fra i tre che andranno a Roma ma alla conta dei voti è arrivato solo terzo, staccatissimo da Gianfranco Micciché e battuto pure dal grillino Nuccio Di Paola.
Lo scrutinio ufficiale ha riportato 44 voti per Micciché, 32 per il grillino Di Paola e 29 per Musumeci. E poiché ogni deputato poteva esprimere due preferenze è facile calcolare che nel centrodestra almeno una decina di deputati ha votato come secondo nome Di Paola invece che Musumeci.  «È accaduto che al presidente della Regione sono mancati 7-8 voti circa - ha detto durante la diretta -, sono stato eletto lo stesso ma il dato è politico. Perché mancano nella maggioranza questi voti col voto segreto? Perché alcuni deputati hanno pensato di compiere nei miei confronti, come si dice nel linguaggio giudiziario, un atto d’intimidazione, si tratta di una sorta di resa dei conti dal loro punto di vista». Musumeci dunque ha aggiunto: «Sono deputati che mi hanno fatto richieste irricevibili e ho dovuto dire di no o di di deputati che per una questione di igiene non ho voluto avere rapporti in questi anni».

«Possono pensare che questi 7 scappati di casa che un presidente che non è stato condizionato dalla mafia può essere condizionato da loro? - ha proseguito - Possono mai pensare di esercitare su questo governo qualunque tipo di richiesta trasversale mandando messaggi che appartengono al peggiore dei linguaggi della comunicazione? Sciagurati. Ho provato tanta amarezza. Sono convinto che bisogna abbandonarli per strada questi disertori, ricattatori che operano con la complicità del voto segreto. Io ho le mani libere. Restiamo a lavorare e restiamo a lavorare proprio perchè non voglio sopravvivere nel palazzo ma perché ho un rapporto con la gente».

In aula i deputati della maggioranza erano 43. Un numero che rispecchia i voti presi da Micciché. Quelli dell'opposizione erano 24: i grillini, il Pd e la deputata del Misto Valentina Palmeri. I deputati del Pd hanno distinto il loro voto indicando il nome di Di Paola, come concordato il giorno prima, e aggiungendo come seconda preferenza quello di ciascun deputato Dem. Alcuni grillini hanno contribuito ad accendere mine nel centrodestra votando oltre a Di Paola anche Micciché, che così è risultato avere un voto in più di quelli sulla carta dipsonibili del centrodestra.

 

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