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Regione, il Consiglio dei ministri blocca l'aumento degli stipendi per i dirigenti in Sicilia

Il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini

Il Consiglio dei ministri impugna l'aumento degli stipendi per i dirigenti regionali siciliani. Ieri sera, su proposta del ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, è stata esaminata, fra le altre, la legge della Regione siciliana n. 24 del 24/09/2021 «Disposizioni per il settore della forestazione. Disposizioni vari». Si tratta di un provvedimento che va oltre le "competenze statutarie attribuite alla Regione siciliana dallo Statuto speciale di autonomia". Ed in particolare vengono violati gli articoli 81 e 117, terzo comma, della Costituzione, in materia di coordinamento della finanza pubblica.

Secondo quanto previsto dall’assessore al Personale Marco Zambuto nella nota inviata al capo dell’Aran, l’avvocato Accursio Gallo: «In linea con quanto previsto dallo Stato, l’obiettivo di incremento sarà del 3,78 per cento». Una indicazione fondamentale che avrebbe permesso di calcolare quanto valeva l’aumento per i dirigenti.

Già nei giorni scorsi il governo nazionale aveva preannunciato a Musumeci l’intenzione di impugnare la norma con cui a settembre la Regione aveva previsto la copertura finanziaria al rinnovo del contratto dei mille dirigenti regionali di seconda e terza fascia, ai quali sarebbero dovuti andare 209 euro al mese più 9.288 una tantum a titolo di arretrati, visto che il contratto non veniva rinnovato da 15 anni.

Il rinnovo era già stato bocciato dalla Corte dei Conti che aveva individuato un buco da 946 mila euro nella copertura finanziaria. A settembre il governo portò all’Ars la variazione di bilancio. Che però non ha superato l’esame del Consiglio dei ministri.

Della stessa legge sono stati bocciati anche i commi 2 e 3 dell'articolo 3, che riguarda gli stipendi dei direttori dei parchi regionali: inquadrati nella fascia dei direttori generali ma pagati come direttori di servizio. "Una situazione che ci avrebbe esposto a vertenze - spiega l'assessore regionale al Territorio, Toto Cordaro -. Per risolvere abbiamo deciso di abrogare questi due articoli ed eliminare il problema, salvando la legge".

"Ancora una volta viene negato il diritto a un giusto contratto a un'intera categoria di lavoratori. Chiediamo che sia fatta giustizia", commenta Paolo Montera, segretario generale della Cisl Fp Sicilia. “La dirigenza della Regione Siciliana - prosegue - anche in un momento in cui è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale per la programmazione e la spesa dei fondi del Pnrr destinati all’Isola, continua a rimanere l'unico comparto della pubblica amministrazione di tutta Italia a non aver ancora avuto rinnovato il contratto 2016-2018 (quindi già scaduto), oltre ad avere perso due bienni economici e dopo un blocco della contrattazione durato più di 15 anni”.

Sul caso interviene anche il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone: “Non è più accettabile che all’intera categoria dei dirigenti regionali venga negato il rinnovo del contratto. Per questo chiediamo subito un confronto, serve recuperare e riconoscere le loro funzioni necessarie per il funzionamento della macchina amministrativa, oggi in grandissima difficoltà”. E aggiunge: “A questa categoria è già stato ridotto l’organico per via dei pensionamenti. Non può essere penalizzata ulteriormente negando loro anche i diritti contrattuali. Valorizzare la dirigenza è necessario”.

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