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L'Ars dà il via libera agli aumenti per i dirigenti regionali

Trovate le somme che mancavano e che avevano causato lo stop della Corte dei Conti

Nell’unico momento in cui all’Ars le presenze erano più delle assenze è arrivato il via libera a un articolo che sblocca l’approvazione del contratto dei dirigenti regionali. Lo stanziamento da poco meno di un milione (946 mila euro) consente di dare copertura al buco individuato dalla Corte dei Conti nel piano del governo per finanziare gli aumenti contrattuali ai 1.562 dirigenti che risultavano in servizio a fine 2015. Si tratta dei dirigenti intermedi, visto che i dirigenti generali dei dipartimenti hanno contratti autonomi.

Secondo la Corte il budget stanziato dalla Regione, 29 milioni e 940 mila euro, non era sufficiente a garantire nel triennio tutti gli aumenti concordati fra sindacati e governo: 209 euro al mese più 9.288 una tantum a titolo di arretrati, visto che il contratto non veniva rinnovato da 15 anni.

Con l’articolo approvato ieri viene superata almeno l’obiezione sui costi sollevata dalla Corte. E tanto basta all’assessore al Personale, Marco Zambuto, per affermare che «a questo punto il contratto può essere applicato. Serve solo un passaggio in giunta e una notifica alla Corte dei Conti». Dunque, calcolano alla Regione, l’attesa sarà breve.

Le difficoltà della maggioranza

La norma che stanzia i 946 mila euro di budget aggiuntivo è contenuta in un disegno di legge presentato dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, che punta all’approvazione del rendiconto del 2019. Si tratta della formale chiusura del bilancio di due anni fa, indispensabile per avviare la manovra di quest’anno: la legge che l’Ars sta faticosamente approvando recepisce infatti molti altri rilievi sollevati dalla Corte dei Conti. Per il via libera all’intera legge manca solo il voto finale: tutti gli articoli sono stati approvati. Ma arrivare al voto finale non sarà semplicissimo: anche ieri è mancato il numero legale, seconda volta dopo il flop di martedì sera quando in aula si è rivisto anche Musumeci per spingere la maggioranza. Segnale che le frizioni in corso nel centrodestra, e la concomitante campagna elettorale in una quarantina di Comuni chiamati al voto il 10 e 11 ottobre, stanno rallentando l’attività di governo e Parlamento.

Il nuovo rinvio delle nomine

Anche ieri, per esempio, in commissione Affari Istituzionali, guidata dal forzista Stefano Pellegrino, è mancato il numero legale per dare il via libera a una ventina di nomine (nei collegi dei revisori di Asp, ospedali e Irca) care al governo ma non gradite ai deputati. Ars e commissioni ritorneranno a riunirsi martedì prossimo. Nel frattempo Musumeci, probabilmente oggi, riunirà la giunta per provare a trovare una intesa sull’impiego dei 774 milioni del programma Fsc e sulla pianificazione del Pnrr (il cosiddetto Recovery fund).

Il contratto dei funzionari

Sul fronte che riguarda il personale invece le partite aperte restano due e riguardano soprattutto gli oltre 11 mila funzionari. Zambuto sta provando ad accelerare le trattative per il rinnovo del contratto: nel bilancio approvato a marzo sono stati stanziati 52 milioni. Ma finora i primi approcci con i sindacati sono stati ricchi di contrapposizioni. «Ci viene chiesto - ha precisato l’assessore - di inserire nella trattativa anche la riqualificazione del personale. Io non avrei nulla in contrario ma per farlo occorre che vengano stanziate delle risorse aggiuntive». Su questo si sta lavorando dietro le quinte.

E intanto anche le selezioni interne per assegnare gli aumenti frutto delle cosiddette progressioni orizzontali stanno procedendo un po’ più lentamente di quanto previsto: Zambuto, per accontentare le richieste di alcune sigle, ha deciso anche di riaprire i termini per presentare la domanda. La nuova scadenza è fissata per oggi. Poi verranno programmate le prove a quiz: anche queste contestate dalla maggior parte dei sindacati che lamentano il numero esiguo di dipendenti che potranno accedere agli aumenti (il 30% del personale di ruolo).

 

 

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