Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La chiusura delle scuole divide il Governo: dad in zona rossa ma è scontro per la fascia arancione

Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi

Scontro nel Governo sull'apertura delle scuole. Un faccia a faccia che si consuma nelle ore in sui l'Istituto superiore della sanità lancia l'allarme sui contagi fra gli under 20 (mai stati così numerosi dall'inizio della pandemia) e anche in Sicilia viene rimandato l'inizio delle lezioni in presenza allargato al 75 per cento della platea degli alunni delle scuole superiori, programmato per ieri.

Di certo c'è che gli istituti resteranno con i cancelli chiusi nelle zone rosse e dove l'incidenza del contagio prevede 250 casi su 100mila abitanti. Ma sull'ipotesi di chiudere gli istituti anche nelle zone arancioni la scelta non è univoca.

L'allarme varianti e il progredire della curva epidemiologica spingono il governo a sorvegliare la scuola e a prendere provvedimenti: ma se la chiusura nelle zone rosse ha l'ok di tutti l'idea di mettere tutti in dad nelle fasce arancioni, sempre più numerose in un Italia alle prese con le varianti e dove le attività commerciali restano comunque aperte, ha creato una spaccatura tra i ministri.

Proprio sulla scuola la cabina di regia, riunita già ieri a Palazzo Chigi, si riunirà nuovamente oggi. Per ora solo una cosa è sicura, con la risalita dei contagi e le varianti aggressive, il Governo ha deciso che, come da indicazioni del Cts, chiuderà "tutti gli istituti nelle zone rosse", ha annunciato il capo del Comitato Agostino Miozzo. Ma il nodo che divide i ministri è quali misure disporre per le scuole in zona arancione.

Nella riunione di ieri si sarebbero recepite le indicazione del Cts anche sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, in caso di 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse. I ministri sarebbero però divisi proprio tra i favorevoli alla chiusura solo delle scuole e chi, invece, vorrebbe chiudere anche negozi e centri commerciali nelle zone arancioni: i rigoristi obiettano che non ha senso allontanare il contagio dalle classi e permettere ai ragazzi magari di assembrarsi nelle vie dello shopping ma l'ala degli aperturisti batte sul tasto dell'economia.

Intanto si aggiungono le scuole che chiudono. Di fatto per il momento la scuola resta in presenza come già stabilito dai provvedimenti in vigore: in classe per gli alunni dell'infanzia, delle elementari e delle medie mentre per quelli delle superiori è prevista la didattica è in presenza almeno al 50% e fino ad un massimo del 75%. Bandire nuovamente la socialità dunque per puntare sulla sicurezza, perché, ha spiegato il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, "il virus sta riprendendo quota anche per queste varianti che toccano anche i nostri bambini. Noi siamo pienamente responsabili e siamo certi che con l'aiuto di tutti ancora una volta porteremo avanti questo nostro Paese anche al di là di questa emergenza".

Tuttavia per rendere la scuola un luogo sicuro bisogna incrementare le vaccinazioni dei docenti, arrivate a quota 150mila. "Troppo poche, si va a rilento", accusa Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi: "150mila somministrazioni su 800mila docenti che, sommati agli Ata, arrivano a un milione, sono un po' pochine". E aggiunge: "Non penso che si debba necessariamente interrompere la didattica ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, allora significa che teniamo aperte le scuole solo per una questione di facciata".

Infine c'è il capitolo congedi e sostegno alle famiglie. "Sono già al lavoro per poter ripristinare quegli strumenti necessari per sostenere le famiglie in qualsiasi caso le scuole vengano chiuse: congedi parentali straordinari retribuiti e il diritto allo smart working - garantisce il ministro alle Pari opportunità, Elena Bonetti -. Stiamo studiando anche una misura ad hoc per i lavoratori professionisti, per le partite Iva" altrimenti "si andrebbe a dare un carico eccessivo alle famiglie" in modo "da evitare, ciò che è già avvenuto", ovvero "un aggravio sul lavoro femminile".

Caricamento commenti

Commenta la notizia