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Conte, Di Maio, Fico e Gentiloni: quattro nomi per formare il nuovo Governo

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Roberto Fico e Paolo Gentiloni. Potrebbe essere fra questi quattro il nome del prossimo presidente del Consiglio italiano dopo la crisi di Governo innescata da Italia Viva e le successive dimissioni di Giuseppe Conte.

In queste ore al Quirinale il presidente della repubblica ha avviato le consultazioni con le parti sociali e i partiti politici. Dovrà essere proprio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a indicare la strada per la formazione di un nuovo esecutivo e uscire dalla crisi politica.

Il leader del Pd, Nicola Zingaretti farà il nome del premier uscente. I Dem riuniscono la direzione e all'unanimità hanno votato la linea della fedeltà a Conte, che passa però per un allargamento della maggioranza e non contempla veti neanche su Matteo Renzi.

Il primo giorno delle consultazioni al Quirinale viene inquinato dallo scontro proprio sui nomi delle eventuali alternative al presidente del Consiglio. Italia Viva che ha detto che non porterà quello di Conte al Colle non chiude a Di Maio e lascia cadere anche una sfida al Pd su quello di Paolo Gentiloni.

Uscite che vengono lette come tentativi di intorbidire le acque di una crisi già di per sé difficile da dipanare. Ed è proprio sul nome del ministro degli Esteri che si consumano gli scontri più aperti. Iv lascia intendere di accarezzare l'idea ma il Movimento frena spaventato dal rischio di strumentalizzazioni: "Chi mette in mezzo Di Maio vuole un governo tecnico", dicono a sera fonti 5S.

E il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, parlando con i suoi, avrebbe definito "strano" immaginare che il Nazareno possa "sostenere Di Maio premier". In particolare considerando che queste tesi sarebbero portate avanti proprio da chi ritiene che il Pd debba "superare una fantomatica e assolutamente inventata subalternità ai 5s".

Formalizzata la crisi, il primo giro di consultazioni è partito: a colloquio con il Capo dello Stato sono stati i presidenti del Parlamento. "Siamo tutti al lavoro per il bene del Paese", è l'unico commento che lascia agli atti Roberto Fico. I colloqui si chiuderanno venerdì ma a 24 ore dalle dimissioni ufficiali del presidente del Consiglio la strada per una soluzione che porti al reincarico appare sempre più stretta. La palla è ora ai partiti e Italia Viva continua a giocare un ruolo chiave, di cui tutti gli attori sono consapevoli.

Quella del segretario Pd in Direzione non è però un'apertura senza paletti al senatore di Rignano: non ci sono preclusioni all'idea, necessaria, di includere Iv nella nuova eventuale maggioranza a sostegno di Conte ma certo i dubbi sulla sua affidabilità sono "legittimi e fondati". La scelta di aprire una crisi con le dimissioni delle ministre è stata "irresponsabile", mette a verbale Zingaretti nel suo intervento chiedendo per il futuro "lealtà e chiarezza". E la difficoltà del momento è così evidente che secondo il segretario Pd le urne sono tutt'altro che scongiurate. D'altra parte che la maggioranza vada estesa non vi sono dubbi, osserva il capogruppo Andrea Marcucci.

E per farlo non basta certo il nuovo gruppo di Europeisti che è formalmente nato in Senato: in tutto sono 10 ma solo grazie al soccorso Dem. Tatjana Rojc ha aderito, in accordo con il suo partito, per consentirne la nascita (per il regolamento occorrono almeno 10 senatori) dopo che Lonardo Mastella ha dato forfait in polemica. Ed è proprio su questa operazione che Matteo Renzi decide di puntare il dito: posta un video su Fb e etichetta come uno "scandalo" la formazione di gruppi nei fatti "improvvisati". Quando Iv salirà a colloquio con il Capo dello Stato su un nome dovrà ovviamente esprimersi. Se ne parla nella riunione dei gruppi ma intanto Maria Elena Boschi ("strano" - dice - che al Pd "non vada bene Gentiloni..") e Teresa Bellanova fanno capire che l'aria che tira non è certo quella di un endorsement per Conte: "Non poniamo né subiamo veti", neanche su Di Maio risponde l'ex ministra dell'Agricoltura aggiungendo che "sicuramente non c'è solo Conte".

Parole che fanno tornare a correre i sospetti su un rapporto privilegiato proprio fra Di Maio e Renzi. Ma il ministro degli Esteri smentisce, accusando quanti mettono in giro voci simili di volerlo solo "mettere contro" il premier. I 5S ufficialmente ribadiscono il loro pieno sostegno all'ex avvocato del popolo. Lo dice Di Maio, lo ripete Crimi che definisce il premier "una figura di garanzia". L'unità nel Movimento però su un passaggio chiave non c'è: l'ala 'barricadera' vorrebbe la strada sbarrata al ritorno di Renzi. Il 'mai più' detto qualche giorno fa anche dal 5S "deve avere un valore" e deve essere "difeso", scrive Barbara Lezzi. Tutto solo un "teatrino" per Matteo Salvini, che ribadisce il no al reincarico a Conte ma sul dopo si tiene le mani libere: "quando non ci sarà più questo signore a Palazzo Chigi ragioneremo di tutto il resto".

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