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Scarcerazione dei boss di mafia, dalla Lega al Pd infuria la polemica: "Subito chiarezza"

La scarcerazione del boss mafioso palermitano Francesco Bonura, 78 anni, ammalato di cancro e per questo ritenuto a maggior rischio contagio Coronavirus in carcere, ha fatto esplodere polemiche dall'opposizione e richieste di chiarimento anche da parti della maggioranza di governo.

Per Bonura, che stava scontando una condanna definitiva, il magistrato del tribunale di Sorveglianza ha deciso un differimento dell’esecuzione della pena per motivi di salute, a causa di un tumore al colon per il quale è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Al boss, con la liberazione anticipata, restavano da scontare 9 mesi. Nel provvedimento si accenna anche «all’attuale emergenza sanitaria e al correlato rischio di contagio indubitabilmente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere».

Ma quello di Bonura non è l'unico caso di scarcerazione. Ai domiciliari andrà anche Pino Sansone, boss ritenuto ai vertici di cosa nostra nel dopo Riina. Non sono ancora noti i motivi della sua scarcerazione, ma nell’istanza dei suoi avvocati si faceva riferimento all’età avanzata del boss, che è in custodia cautelare e non in espiazione pena, e ai suoi problemi di salute che potrebbero aggravare i rischi che contragga il coronavirus.

Torna a casa, non per motivi di salute ma per il "trattamento inumano" in carcere, anche un altro condannato per mafia, il monrealese Santo Porpora. Il detenuto viveva in una cella di dimensioni inferiori a tre metri quadrati. I magistrati di sorveglianza di Caltanissetta hanno escluso la semilibertà e l’affidamento in prova ai servizi sociali, perché hanno considerato estremamente negativa la personalità di Porpora. Ma visto che ha «validi riferimenti familiari», scrivono i magistrati, gli sono stati concessi i domiciliari.

Infuria intanto la polemica politica. A insorgere per primi sono i leghisti, con a capo il loro leader Matteo Salvini, che parla di "Vergogna". Gli fanno eco a stretto giro, anche il segretario regionale Stefano Candiani e Igor Gelarda, capogruppo al consiglio comunale di Palermo. "Il pericolo che vengano scarcerati boss mafiosi a causa dell'emergenza del covid-19 è qualcosa di inconcepibile. È qualcosa che va a colpire al cuore la dignità dei siciliani e dei palermitani in particolare", polemizzano.

"Una terra che non solo ha pagato un altissimo tributo di sangue a causa della criminalità organizzata, in termini di vittime innocenti - sottolineano Candiani e Gelarda - ma ne ha anche subito una lesione di immagine incalcolabile. Una decisione che fa torto a quei milioni i siciliani che sono sempre state persone perbene e hanno contribuito, con il loro lavoro e con le loro intelligenze, a rendere grande questa nazione".

"Senza considerare - concludono - che queste scarcerazioni costituiscono un affronto nei confronti di quei magistrati e quegli uomini e donne in divisa che hanno pagato con il proprio sangue la lotta alla mafia".

Chiedono chiarimenti "immediati" anche pezzi del Partito Democratico. "I provvedimenti di scarcerazione per motivi di salute di qualche detenuto per gravissimi reati di mafia, decisi dalla magistratura di sorveglianza, generano giusta preoccupazione e amarezza, soprattutto tra le vittime delle mafie. Per questo occorre fare subito chiarezza. Chiediamo una immediata convocazione della Commissione Antimafia - dicono il deputato e responsabile Giustizia Pd Walter Verini con il senatore e capogruppo Pd in Commissione Antimafia Franco Mirabelli -. Chiediamo che siano verificate le ragioni dei provvedimenti, la effettiva incompatibilità delle condizioni di salute con la situazione carceraria, i rischi sanitari per altri detenuti e per la polizia penitenziaria. Occorre rispondere subito a questi interrogativi su questi provvedimenti, che appaiono in contrasto con la sostanza e lo spirito del 41 bis. Lo Stato non deve né può arretrare di un centimetro nel contrasto alle mafie".

"E occorre respingere le sciacallesche speculazioni di esponenti politici come Salvini - attaccano infine -, che mettono sullo stesso piano i giusti provvedimenti contro il sovraffollamento carcerario (che escludono ovviamente i reati di mafia e i reati di grave allarme sociale) con singole decisioni della magistratura di sorveglianza, estranee ai contenuti dei provvedimenti legati alla drammatica emergenza carceraria".

"Sostenere che alcuni esponenti mafiosi sono stati scarcerati per il decreto legge 'Cura Italia' non solo è falso, è pericoloso e irresponsabile. Si tratta infatti di decisioni assunte dai giudici nella loro piena autonomia che in alcun modo possono essere attribuite all'esecutivo", replica in un post su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che definisce "particolarmente grave" in questo momento "la diffusione di notizie false". Se poi si parla di una materia così delicata come la lotta alla mafia, si tratta di "inaccettabile sciacallaggio".

 

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