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Coronavirus, il governo lavora al terzo decreto. Conte: "Più deficit per aiutare l'economia"

Il premier Giuseppe Conte nella sede della Protezione Civile

L’Italia ha superato la soglia dei mille ammalati di coronavirus, un’infezione per la quale nelle ultime ore sono morte altre otto persone, facendo salire a 29 il numero totale delle vittime. Aumentano per fortuna anche i guariti già dimessi, cinquanta, secondo i dati della Protezione civile (ma le singole regioni forniscono un dato maggiore, 60 solo a Milano, per le diverse metodologie di conteggio). E dal governo, che resta su una linea prudente, è in arrivo un nuovo provvedimento che aggiorna le misure per le aree più colpite dall’emergenza, che saranno estese anche ad altre zone mirate.

Aree, quest’ultime (sono state citate le province di Pesaro-Urbino e Savona), che saranno equiparate allo status delle tre Regioni 'cluster', vale a dire Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, dove le attività scolastiche resteranno sospese fino all’8 marzo. Mentre da lunedì nel resto d’Italia, tra i banchi, si ripartirà quasi ovunque.

I provvedimenti si succedono giorno dopo giorno: dopo il decreto con le prime misure economiche e il Dpcm varato in queste ore, è già in programma un successivo intervento, il terzo, «ancora più organico e complessivo» - spiega il premier Conte, con l’obiettivo di fornire un’«accelerazione degli investimenti». Si tratta di misure ad hoc per arginare l''effetto virus' ricaduto economicamente su tutto il Paese, che vede le stime del proprio pil in netta diminuzione tra -1% e -3% nel primo e secondo trimestre di quest’anno. L’azzeramento delle zone gialle, previste in un primo momento, e al loro posto l’individuazione mirata delle città da equiparare alle tre regioni dell’emergenza, con le stesse restrizioni, sono tra i punti più importanti del nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri di cui si è discusso nella sede del Dipartimento della Protezione Civile. Un vertice di oltre due ore presieduto dal premier Conte assieme al capo dipartimento Angelo Borrelli e ai ministri di Salute, Interno, Sport, Infrastrutture e Autonomie, in collegamento con diversi presidenti di Regione.

Nelle aree indicate, oltre allo stop delle attività scolastiche, è prevista la sospensione, fino all’8 marzo, di tutte le manifestazioni organizzate e degli eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, ad esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose. Il provvedimento prevede anche la possibilità alternativa di lavoro telematico, la sospensione delle gite con rimborso dei pacchetti viaggio e la fine (dal 15 marzo) dell’obbligo di certificato medico per la riammissione nelle scuole dopo assenze dovute a malattie infettive (misura contro cui si erano schierati i pediatri).

Da parte del governo c'è «sostanziale adesione alle nostre richieste», ha commentato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, dopo che qualche ora prima il suo collega al Bilancio aveva tuonato: «Nel decreto non c'è nulla per i lavoratori e le aziende esterne alla zona rossa. Le misure sono insufficienti». La Regione sta ora interloquendo con il governo per prevedere la possibilità di assumere pensionati, sia medici che infermieri, negli ospedali più sotto pressione, come quelli di Lodi e Cremona nelle zone-focolaio. E si pensa anche all’attivazione di «ospedali dedicati»: in questa ottica martedì aprirà l’ex ospedale militare di Baggio, a Milano. Ma l’esecutivo, come detto, ha allo studio anche altri provvedimenti.

Il governo sta già lavorando a un altro decreto che conterrà finanza aggiuntiva per fare fronte all’emergenza coronavirus, ma c'è bisogno dell’autorizzazione del Parlamento per ampliare il deficit: «Chiederemo di poterlo fare, in accordo con le autorità europee. Con un terzo intervento, ancora più complessivo e sistematico, faremo ripartire l’intera economia, con un’accelerazione della spesa per investimenti e una poderosa opera di semplificazione». L'annuncio arriva dal premier Giuseppe Conte in un’intervista a tutto campo in apertura di prima pagina del Fatto Quotidiano: dall’emergenza coronavirus alle formule proposte in questi giorni di governo di unità nazionale che al presidente del Consiglio «suonano logore ed equivoche».

Perché «quando il Paese affronta sfide così impegnative, bisogna che tutti facciano la loro parte, responsabilmente. Approfittarne per tentare di dare spallate o proporre ammucchiate è irresponsabile». E il coinvolgimento delle forze di opposizione va fatto, spiega, «ma nel rispetto dei ruoli»: il premier dà atto ai leader di Forza Italia e Fratelli d’Italia di aver «comunicato un grande senso di responsabilità nell’affrontare questa sfida».

Poi definisce le proposte preannunciate da Salvini «in gran parte vaghe o già previste dal piano che stiamo elaborando». Rispondendo invece ad una domanda sull'alleato Renzi, Conte dice di aspettarsi dal leader di una forza di maggioranza «lealtà, spirito di collaborazione, disponibilità a sacrificare interessi personali pur di raggiungere un più ambizioso obiettivo comune». In merito all’emergenza coronavirus, il presidente del Consiglio sottolinea che «con i presidenti delle Regioni del Nord stiamo lavorando con spirito di piena collaborazione». Ha invitato tutti «a coordinarsi con noi, a evitare scarti e deviazioni che garantiscono sicurezze illusorie, ma che in realtà contribuiscono a generare confusione tra i cittadini». In questa fase, il ministro Speranza «ha sempre costantemente mantenuto i contatti con i ministri della Salute degli altri Paesi europei, per condividere informazioni e strategie di contrasto» ed al ministero della Salute «esiste già un piano per fronteggiare un’eventuale progressione dell’epidemia, con differenti scenari di rischio».

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