«Reddito di Cittadinanza e Quota 100 restano». Lo ha detto il neo ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, interpellata in Senato a margine del dibattito sulla fiducia al nuovo governo.
«Entrambe le misure possono essere migliorate ma non sono in discussione - ha spiegato Catalfo - dobbiamo lavorare con sempre maggiore forza sul potenziamento delle politiche attive e dei Centri per l’Impiego. Lo faremo».
Una posizione, ripetuta nelle ore scorse, anche dal capogruppo del Movimento 5 stelle, Francesco D’Uva, che annovera le due misure tra «i tanti punti cari al Movimento 5 Stelle con cui ci siamo presentati il 4 marzo. Sono temi fondamentali», elencando anche il tema dell’ambiente, della famiglia, di salario minimo, del cuneo fiscale, di giovani cui garantire una pensione.
Ma ha anche aggiunto che «quota cento era uno dei programmi del movimento 5 Stelle e non lo tocca nessuno, come lo era il reddito di cittadinanza e non lo tocca nessuno».
Intanto oggi, nella relazione del direttore di Svimez a Palermo, sono emerse alcune criticità: «Del reddito di cittadinanza è partita la parte assistenziale - ha detto Luca Bianchi -, mentre tutta la parte che avrebbe dovuto accompagnare la ricerca di occupazione non è operativa. Quindi i rischi che avevamo identificato di uno strumento che non avrebbe impattato sulla ricerca del lavoro rischiano di confermarsi. Su questo è urgente riqualificare tutto il tema delle politiche del lavoro».
«Non si combatte la povertà solo con il denaro - ha proseguito - ma va ridisegnato il modello di politiche attive del lavoro che avrebbe dovuto accompagnare il reddito di cittadinanza che non può esser affidato esclusivamente ai navigator».
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