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Governo, sottosegretari e viceministri: altra partita, i siciliani in corsa

Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, nel corso del primo consiglio dei ministri del suo secondo governo

Trovata la quadra sulla squadra di governo, inizia ora la partita per i sottosegretari. I vertici di M5S e del Pd, oltre al premier Giuseppe Conte, saranno chiamati a tenere l'equilibrio tra la carica delle "new entry" e l'amarezza di chi, al termine della trattativa, ambiva ad un ministero ed è rimasto a mani vuote.

In casa Pd, come scrive Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola, la sorpresa potrebbe arrivare da Messina, perchè potrebbe essere Pippo Laccoto a beffare i tanti aspiranti siciliani agli ultimi posti liberi nel Conte bis. Laccoto fu il primo dei non eletti del Pd a Messina alle Regionali del 2017. Ma subito presentò ricorso contro l'elezione di Francesco De Domenico, che avrebbe alcune cause di ineleggibilità (non si sarebbe dimesso preventivamente dalla carica di direttore dell'università). Il ricorso sta arrivando alle battute finali e per questo motivo secondo alcuni esponenti del Pd siciliano potrebbe essere una decisione di partito (e non una sentenza) a superare lo scontro interno.

Ma a livello nazionale, nel Pd si moltiplicano le voci per i posti di sottosegretari, inclusi alcuni ex parlamentari non rieletti in questa legislatura come Marina Sereni e Roberto Cociancich.

Dovrebbero avere posto nel governo alcuni dei ministri mancati: si parla di un ruolo di viceministro all'Economia per Antonio Misiani e di viceministro all'Istruzione o alla P.a. per Anna Ascani. Bisognerà, secondo alcuni, dare anche una compensazione geografica in un governo a forte trazione Sud e rappresentare due Regioni vicine al voto come l'Emilia Romagna e la Toscana.

C'è nel partito malcontento per alcune aree escluse dai ministeri, di maggioranza e minoranza. Per Maurizio Martina potrebbe però esserci il ruolo di presidente del partito al posto di Gentiloni. Per Gianni Cuperlo, ma lui potrebbe declinare, si parla di un incarico da vice ministro.

E poi c'è il nodo Senato dove i numeri sono stretti e non ci si può permettere di mandare tanti parlamentari al governo. E' però anche vero che, ragionano alcuni, gli incarichi nell'esecutivo aiuterebbero a frenare le tentazioni di una parte dei renziani di fare opposizione interna. Tra gli aspiranti si citano Franco Mirabelli, Simona Malpezzi, Luciano D'Alfonso, Salvatore Margiotta. O Tommaso Nannicini e Annamaria Parente, che, (come Emanuele Fiano alla Camera) potrebbero anche aspirare alla presidenza delle commissioni lasciate vacanti dai Cinque stelle che andranno al governo.

Nel Movimento 5 Stelle la partita per i sottosegretari è già iniziata anche perché Luigi Di Maio già prima della crisi aveva programmato un rimpasto nel "sottogoverno". In diversi dovranno dire addio all'incarico. E il Movimento proverà a distribuire i suoi profili più forti nei ministeri chiave guidati dal Pd.

Laura Castelli, ad esempio, va verso la riconferma come viceministro al mef. Verso la conferma anche Stefano Buffagni, mentre tra i "nuovi" un posto da viceministro (alla Cultura?) potrebbe essere assegnato a Francesco D'Uva, protagonista della trattativa con il Pd. E poi ci sono gli ortodossi. In corsa, alla Camera, innanzitutto i presidenti di commissione (da sostituire poi con esponenti Dem) Marta Grande, Giuseppe Brescia e Carla Ruocco. Alla Camera, in pole, ci sono anche Luca Carabetta e il siciliano Giorgio Trizzino.

Altri verranno dal Senato (Vincenzo Presutto e Gianluca Castaldi sono nomi che circolano) dove nei prossimi giorni sarà nominato anche il nuovo capogruppo: in pole l'ex ministro Barbara Lezzi e il vice capogruppo Gianluca Perilli. Mentre alla Camera Francesco Silvestri è in corsa per sostituire D'Uva.

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