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Crisi, tensioni Pd-M5s: non c'è accordo su vicepremier e ministeri

Luigi Di Maio arriva a Palazzo Chigi

"Strada in salita". Dopo quattro ore di vertice Pd-M5s a Palazzo Chigi, le parole che filtrano dal Nazareno sembrano rendere le difficoltà del momento.

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AGGIORNAMENTO DELLE 14.00: «Non mi risulta che la trattativa sia saltata. Si va avanti, una cosa per volta». Lo ha detto il capogruppo alla Camera dei Cinque Stelle, Francesco D’Uva, intercettato dai cronisti nelle vicinanze di Montecitorio.

AGGIORNAMENTO DELLE 13.34:  «Di quale veto stiamo parlando? Non c'è alcun veto» su Giuseppe Conte. Ieri «c'è stato un incontro a Palazzo Chigi col segretario» Pd. Lo ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, parlando con i giornalisti nelle vicinanze della Camera.
«Parliamo dei problemi del Paese - ha aggiunto - non delle ambizioni personali. Io non voglio una cosa fatta male ma seria, concreta. Non si capisce perché si sia interrotta una serie di programmi che erano pianificati peraltro con il presidente Conte», ha concluso.

AGGIORNAMENTO DELLE 12.35: «Oggi al Nazareno alle ore 16 si riunisce la cabina di regia del Pd per assumere le decisioni conseguenti sulla crisi di governo, anche a seguito della cancellazione, da parte della presidenza del Consiglio, dell’incontro previsto questa mattina a Palazzo Chigi con la delegazione M5S». Così in una nota l’ufficio stampa Pd.

AGGIORNAMENTO DELLE 11.39: «Di Maio non ha mai chiesto il Viminale per il M5s. Prima per noi vengono i temi». E’ quanto riferiscono fonti M5s.

AGGIORNAMENTO DELLE 11.33: Luigi Di Maio «vuole fare il ministro dell’Interno e il vicepremier. Su questo non sente ragioni e va avanti a colpi di ultimatum». Lo riferiscono fonti del Pd.

AGGIORNAMENTO DELLE 11.19:  La direzione del Pd sugli sviluppidella crisi di governo, che avrebbe dovuto tenersi oggi alle 18, rinviata a domattina alle 10. Lo si apprende da fonti Dem.

AGGIORNAMENTO DELLE 11.11: Sarebbe incagliata sul nodo dei vicepremier e dei ministeri più pesanti, la trattativa tra M5S e Pd per la formazione del nuovo governo. Secondo fonti parlamentari Dem, non ci sarebbero veti sulla premiership di Giuseppe Conte ma prima vanno sciolti altri nodi. In particolare, spiegano le stesse fonti, considerato Conte come esponente M5S, i Dem dovrebbero avere l'unico vicepremier.

Inoltre, per dare un segno di svolta sulla politica economica, la delegazione Pd avrebbe chiesto tutti i ministeri economici. Al momento la delegazione pentastellata avrebbe detto no, invocando per Luigi Di Maio il ruolo di vicepremier e un ministero di peso, come gli Interni. Ma uno dei nodi è proprio il Viminale, che il Pd avrebbe chiesto per un suo esponente (o al più una figura terza).

Ad ora la trattativa è bloccata e i Cinque stelle hanno annullato il vertice in programma alle 11. Ma non si esclude che domani nelle consultazioni i due partiti possano dare l'indicazione di Conte premier per poi lasciare a lui verificare, in tempi rapidi, se ci sono le condizioni per formare il governo. Se tutto salterà, c'è già chi ipotizza come data utile per il voto il 10 novembre.

AGGIORNAMENTO DELLE 10.57: È annullato il vertice in programma alle 11 tra le delegazioni del M5S, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, e del Pd, Nicola Zingaretti e Andrea Orlando. A quanto si apprende da fonti Dem, una telefonata è giunta da Palazzo Chigi al Nazareno per annullare l’incontro.

AGGIORNAMENTO DELLE 10.50: I vertici del Pd arrivano al Nazareno per confrontarsi con la segreteria dopo il vertice notturno di ieri sera tra il segretario Nicola Zingaretti, il vice Andrea Orlando, ed il leader del M5s Luigi Di Maio assieme al premier Giuseppe Conte per lavorare alla possibile formazione di una nuova maggioranza. Finora sono arrivati al Nazareno senza rilasciare dichiarazioni tra i vari la vice segretaria Paola De Micheli, i parlamentari Graziano Delrio Maurizio Martina, Dario Franceschini e Luigi Zanda.

AGGIORNAMENTO DELLE 10.28:  Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è arrivato a palazzo Chigi dove, alle 11, era previsto un nuovo vertice con i leader di Pd e M5s.

AGGIORNAMENTO DELLE 10:05: «Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l’ok all’incarico a Conte. Nessun altro incontro fino a quando non avranno chiarito ufficialmente la loro posizione su Giuseppe Conte». Così in una nota il M5S.
«Se non dicono sì a Conte è inutile vedersi, sono stanco dei giochini». Lo avrebbe detto, a quanto di apprende, Luigi Di Maio ai suoi ieri sera dopo l’incontro con la delegazione Pd.

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Dalle 21 all'una si siedono per la prima volta a un tavolo non solo Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, ma anche Giuseppe Conte e il vicesegretario Pd Andrea Orlando. Ma al termine di quello che secondo alcune fonti sarebbe stato un incontro in due tempi, con la presenza di Conte solo in una seconda fase, i Dem non danno il via libera finale alla riconferma dell'avvocato alla presidenza del Consiglio. E i Cinque stelle avvertono che "la pazienza ha un limite".

Versione Pd: di nomi non si è parlato, è un problema di programmi, a partire dalla prossima manovra economica, su cui "emergono differenze". Versione M5s: gli esponenti Dem hanno "parlato solo di ministeri", altro che programmi, le correnti Pd fanno sentire il loro peso. Ciascuna delegazione alza la posta.

La trattativa proseguirà in un nuovo vertice che dovrebbe tenersi alle 11 a Palazzo Chigi. Ci sono da sciogliere questioni di merito e di metodo, oltre che di nomi. Il Pd si presenta al tavolo con la richiesta ai Cinque stelle di non sottoporre la nascita del governo a un referendum su Rousseau, ma solo al voto dei gruppi parlamentari, per riportare in primo piano la democrazia rappresentativa.

Una richiesta che in partenza appare difficilmente accettabile dai pentastellati. E poi c'è il tema della composizione della squadra di governo, a partire dal (o dai) vicepremier. L'ipotesi più accreditata è che ad affiancare Conte vada un solo vice del Pd, magari - sarebbe la prima volta di una donna - la vicesegretaria Paola De Micheli o il vicesegretario Orlando. Ma la discussione sarebbe ancora aperta, così come sul dicastero che assumerà Di Maio (non c'è dubbio che sarà ministro, rimarcano i pentastellati). Quanto a Zingaretti, dal Nazareno ribadiscono con fermezza che - nonostante le pressioni venute anche dai Dem - non entrerà al governo ma resterà in Regione.

Il segretario Pd punta i riflettori sui temi: oltre che la prossima manovra economica, ci sarebbero problemi su sicurezza e giustizia. Solo dopo un'intesa programmatica, affermano i Dem, potrà arrivare il via libera a Conte, come premier del M5s in un esecutivo giallorosso.

Ma i pentastellati sono tranchant: "È un momento delicato e chiediamo responsabilità ma la pazienza ha un limite. L'Italia non può aspettare, servono certezze". Ma nonostante tutto entrambe le delegazioni fanno sapere che i leader affronteranno il nuovo round di incontri con "ottimismo".

(ANSA)

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