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Conte rinuncia, il governo non parte. Mattarella: "Nessuna imposizione sui ministri". Ira di Lega e M5s

Il presidente del consiglio incaricato, Giuseppe Conte, ha rimesso il mandato dopo l'incontro col capo dello Stato, Sergio Mattarella. Questo l'epilogo di una trattativa mai decollata, dopo 85 giorni di stallo e di tentativi infruttuosi di dare un governo al Paese. Ora l'impasse politica rischia di trasformarsi un una crisi istituzionale senza precedenti.

Il No del Quirinale all'impuntatura di Lega e M5s sul nome dell'economista sardo Paolo Savona scatena l'ira di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E verso il Capo dello Stato si materializza la possibilità dell'accusa peggiore: quella di impeachment, la messa in stato d'Accusa del Presidente per alto tradimento. Accusa che ventila il M5s e su cui anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni concorda. E mentre Salvini glissa sull'ipotesi che i 5 stelle vogliono invece portare in Parlamento, arriva la presa di distanze di Silvio Berlusconi: parole "irresponsabili" taglia corto.

La bufera si scatena sul Presidente della Repubblica che ha tuttavia in serbo un piano B: è stato convocato al Colle Carlo Cottarelli, l'economista che non dispiaceva né al M5s né alla Lega per il lavoro da lui a suo tempo svolto sulla spending review. Nessun commento ufficiale di Cottarelli ma chi l'ha sentito racconta che la telefonata del Colle ha colto "di sorpresa" l'ex commissario, che ora si prepara in fretta a raggiungere la Capitale da Milano per presentarsi all'appuntamento con Mattarella. Giusto il tempo, ha scherzato con chi gli ha parlato, di finire di correggere i compiti dei suoi studenti della Bocconi.

Per lui potrebbe profilarsi un incarico per un governo del Presidente che se dovesse essere bocciato dal Parlamento, porterebbe il Paese a nuove elezioni. Probabilmente ad ottobre. Quanto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è costretto a ricordare le sue prerogative e spiega di non aver mai ostacolato la formazione del governo e anzi di aver sostenuto il tentativo di formare un esecutivo in base a regole previste dalla Costituzione.

Il suo ruolo, sottolinea ancora una volta, non ha mai subito ne' puo' subire imposizioni. Ma non sono dello stesso avviso i leader delle due forze alleate per il governo che ha chiamato al Colle per incontrarli prima di ricevere il premier incaricato con riserva. "Sono stato un grande stimatore di Mattarella ma questa scelta è incomprensibile" scuote la testa Di Maio mentre Salvini esprime tutta la sua rabbia per il tentativo fallito a causa delle ingerenze europee: "mai servi, mai schiavi" avverte il leader del Carroccio.

E mentre Di Maio snocciola in un video la composizione di un governo "che avrebbe potuto vedere la luce domani mattina", finiscono nel nulla ore e ore di braccio di ferro per mettere a punto ogni casella dell'esecutivo che avrebbe avuto Paolo Savona a dirigere l'Economia.

Di Maio e Salvini credevano sarebbe potuta bastare una sua preventiva dichiarazione di fede europeista per convincere il Colle. E l'economista sardo ci aveva anche provato. Nel pomeriggio, mentre il candidato premier lavorava a casa, Savona aveva infatti diffuso una sua dichiarazione per chiarire quali fossero le sue posizioni sul "tema dibattuto e quelle del Governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese".

In poche parole, "voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa" dice l'ex ministro che stigmatizza la "scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea". Ma al Quirinale la sua professione europeista non è bastata e non ha potuto che dire "no" ad un "sostenitore della fuoriuscita dall'euro". Nonostante il suo ultimo tentativo di mediazione l'incarico al prof di diritto privato mostra a quel punto di essere arrivato ad un nulla di fatto. Rimette il mandato per "formare il governo di cambiamento" nelle mani del Presidente che ringrazia così come gli esponenti delle due forze politiche per aver indicato il mio nome" ed avergli dato fiducia.

 

 

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