PALERMO. Si allarga il fronte dei ribelli in Forza Italia. E coinvolge adesso anche Luigi Genovese.
Il figlio di Francantonio, ras del consenso passato dal Pd ai forzisti dopo l’inchiesta sulla formazione professionale che lo ha portato agli arresti, ha preso le distanze da Gianfranco Miccichè.
Dopo la siracusana Rossana Cannata, la palermitana Marianna Caronia, il messinese Tommaso Calderone e l’agrigentino Riccardo Gallo, Genovese è il quinto deputato a chiedere l’azzeramento dei vertici (anche se con qualche sfumatura rispetto ai compagni di partito che lo hanno preceduto).
Genovese illustra così il dissenso dalla linea con cui Gianfranco Miccichè sta guidando Forza Italia in Sicilia: «È emerso in tutta evidenza uno scollamento tra una parte del gruppo e i vertici regionali del partito. Visioni distanti e distinte, esacerbate dall’incapacità di fare sintesi».
Lo stesso Genovese ricorda come tutto sia nato a gennaio - in concomitanza con le scelte su assessorati, posti di vertice all’Ars e candidature in lista - e poi osserva che «il dialogo è stato il grande assente di questo inizio legislatura all’interno di Forza Italia, perché un auspicabile processo di dialettica interna è stato ucciso sul nascere dai personalismi e dall’ostinazione di chi non aveva orecchie per ascoltare e occhi per vedere ciò che stava accadendo».
Anche Genovese, come gli altri quattro ribelli, definisce non soddisfacente il risultato alle Politiche. E chiede di «ridiscutere le logiche del partito accogliendo la domanda di cambiamento, innovazione e concretezza che arriva, a chiare lettere, dagli elettori».
Ma in questo appello Genovese, che rappresenta una fetta determinante di consensi in Forza Italia, si distingue dagli altri 4 ribelli perchè spera ancora che «ci sia un tentativo, l’ultimo, di ricucire ogni strappo. Se dovesse esserci una netta e immediata inversione di tendenza delle dinamiche e degli equilibri interni al partito, è probabile che vi siano ancora le condizioni per ricomporre la frattura».
È una cautela che nasce dalla consapevolezza che Miccichè sta organizzando un incontro con tutte le anime del partito per provare a ritrovare unità. Un incontro a cui non credono gli altri 4 ribelli che ormai parlano apertamente della possibilità di formare un gruppo autonomo. Che poi lo stesso Miccichè, da presidente dell’Ars, dovrebbe ratificare. Stanno alla finestra la Lega e l’Mpa che potrebbero offrire una «casa» ai ribelli. Anche per accrescere il loro peso in vista di eventuali rimpasti. Non è un mistero che presto potrebbe aprirsi la trattativa per sostituire Vittorio Sgarbi ai Beni culturali.
Ma Miccichè nel frattempo continua a essere difeso da vari big: ieri è stata la volta di Riccardo Savona, presidente della commissione Bilancio dell’Ars, e Domitilla Giudice una delle candidate alle Politiche. Per Savona «Forza Italia partiva, due anni fa, dal 4% delle precedenti amministrative ed è progressivamente cresciuta raggiungendo prima il 16%, alle consultazioni regionali di novembre scorso, ed incrementando ancora il consenso attestandosi fino al 21% alle Politiche. Il dato conferma la bontà delle scelte del coordinatore regionale, Gianfranco Miccichè».
Mentre Domitilla Giudice, la figlia di Gaspare, aggiunge che «credo che Gianfranco Miccichè abbia restituito dignità ad un partito che stava per essere “passato”. Rinnovo la mia fiducia nelle sue capacità proprio perché ho perso l’elezione e ciò ha ancora più valore perché sarebbe stato scontato farlo dal carro del vincitori. La coerenza paga sempre anche in politica».
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