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Forza Italia spaccata in Sicilia dopo le elezioni. I ribelli chiedono le dimissioni di Miccichè

Gianfranco Miccichè

PALERMO. Una fronda dentro Forza Italia. La batosta elettorale, soprattutto nei collegi uninominali (tutti persi), ha fatto esplodere la pentola a pressione. Ed è divenuto pubblico il malcontento verso Gianfranco Miccichè, di cui vengono chieste le dimissioni.

A guidare il fronte è la deputata siracusana Rossana Cannata. E poi ci sono anche la palermitana Marianna Caronia, il messinese Tommaso Calderone e l’agrigentino Riccardo Gallo. È un fronte che mette insieme delusi delle liste e delusi dagli assetti che il partito ha messo su all’Ars e in giunta. I quattro hanno firmato un documento in cui chiedono l’azzeramento di tutti i vertici.

È una fronda che potrebbe allargarsi. E per arginare la quale si è mosso il gotha di Forza Italia. Da Renato Schifani al Francesco Scoma, da Giuseppe Milazzo a Gabriella Giammanco e all’assessore Edy Bandiera: i big del partito stanno difendendo Miccichè.

Per Renato Schifani la sconfitta alle Politiche non è colpa dei candidati (scelti da Miccichè) ma è «frutto di una scelta di milioni di elettori del Sud che hanno voluto dare un forte segnale di disagio sociale e politico».

Schifani anticipa che si terrà un incontro con tutti gli uomini e le donne forziste ma ribadisce che occorre «mettere da parte i rancori personali e fare squadra attorno al fondatore storico di Fi in Sicilia». Per Francesco Scoma «è veramente singolare che solo in Sicilia si levi una fronda contro la guida di Forza Italia visto che solo in questa regione si è registrato il consenso maggiore conseguito dal partito in tutto il Paese. Da quando Miccichè ha ripreso in mano le redini del partito, Forza Italia è passata dal 5 al 16% delle regionali e al 21% delle politiche, pur nel vento di protesta grillino».

Scoma però rende pubblico il vero sospetto dei vertici di Forza Italia: «La verità consiste nel fatto che i quattro ”ribelli” hanno deciso di uscire dal partito e approdare da qualche altra parte o formarsi un partito. E allora coerenza e onestà intellettuale consiglierebbero di avere gli attributi per fare questo passo e non inventarsi scuse puerili e inconsistenti».

Se i quattro «ribelli» uscissero, Forza Italia passerebbe da 14 a 10 deputati. E ciò cambierebbe il peso politico del partito anche in vista di eventuali futuri rimpasti nel governo.

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