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Summit del M5s, ultimatum alla Raggi: Romeo e il vicesindaco Frongia verso l'addio

ROMA. Daniele Frongia e Salvatore Romeo diranno presto addio ai loro incarichi di vicesindaco e capo della segreteria di Virginia Raggi. È la exit strategy M5S, dopo un ultimatum alla sindaca: o scarica gli altri suoi pretoriani o le sarà tolto il simbolo. «Via il 'raggio magico'» o quel che ne resta, insomma.

Una resa dei conti, nel corso di un'altra drammatica riunione di maggioranza, dalla quale la sindaca sembra uscire di fatto commissariata dopo avere tentato di tenere duro ancora una volta. Perfino cercando l'appoggio esterno della destra di Fratelli d'Italia. Su tutto il rischio concreto che Raggi finisca indagata per le nomine fatte in questi mesi, in primis quella di Romeo. E a quel punto la fine sarebbe scritta. Scenari estremi che diventano possibili dopo lo choc dell'ex vice capo di gabinetto portato nel carcere di Regina Coeli.

Un colpo tremendo per Raggi, che aveva sempre difeso Marra, respingendo le perplessità sul suo passato in amministrazioni di destra di buona parte della base e dei parlamentari romani M5S. E dopo le dimissioni dell'assessore all'Ambiente Paola Muraro, altra figura molto legata a Raggi. Tanto da pensare di aspettare che risolvesse i suoi guai giudiziari per poi richiamarla. Le indiscrezioni danno i big cinquestelle a favore del ritiro del simbolo alla sindaca, il che indurrebbe i consiglieri più vicini a Beppe Grillo a mollarla. «Eliminare il raggio magico ora o mai più», è la richiesta avanzata da esponenti di spicco della maggioranza a Raggi.

Un diktat in linea con i parlamentari pentastellati 'ortodossi',  che implicherebbe la rinuncia a Romeo, Renato Marra (fratello di Raffaele, a capo della Direzione turismo) e anche al vicesindaco Frongia. Una soluzione che sembra aver preso corpo nell'incontro fiume in serata. Il primo a sostenerlo è il leader storico del Movimento, Beppe Grillo, che all'alba di oggi  in piena solitudine, ha lasciato l'hotel Forum di Roma, senza neanche incontrare Virginia.

La notte, alla fine, porta il leader M5S a frenare su una decisione che, ieri in tarda serata, sembrava ormai presa: quella di sganciare, via blog, Virginia Raggi dal Movimento. Ma la sua ira è tutt'altro che affievolita: Beppe lascia la Capitale senza neanche incontrare la sindaca di Roma e all'indomani di un vertice al termine del quale la 'fine' della gestione Raggi sembrava vicina. Le incognite, per la prima cittadina capitolina restano tantissime a cominciare dal timore che, nei prossimi giorni, anche lei sia coinvolta nell'inchiesta. Ed ecco perchè, durante il tragitto in treno da Roma a Genova, avanza nella testa di Grillo l'idea di proporre a Raggi un'autosospensione. Termine giuridicamente senza contenuti - non è previsto che il sindaco si autosospenda - ma in politica pieno di significato.

L'ipotesi di andare avanti senza simbolo M5S nell'amministrazione del Campidoglio, incontra una opposizione forte. Contrari il presidente dell'Assemblea capitolina Marcello De Vito - vicino alla grande avversaria di Raggi, la deputata Roberta Lombardi - e il capogruppo del Movimento in Comune Paolo Ferrara.

Secondo i due questa soluzione non sarebbe assolutamente praticabile. Il tema è già emerso ieri nella riunione di maggioranza, dopo che era circolata l'ipotesi che Grillo potesse levare il simbolo a Raggi. In serata la riunione dei 29 consiglieri M5S, a Palazzo Valentini, sede della Città metropolitana, perchè in Campidoglio stanno girando la fiction tv 'Suburrà su crimine e corruzione.

De Vito lascia anzitempo l'incontro, mentre trapelano indiscrezioni su una Raggi disposta a cercare l'appoggio esterno di Fdi-An. «Improponibile, siamo stati i primi a fare un esposto su Marra e Romeo - commenta il capogruppo Fabrizio Ghera -. Se è capace di governare lo faccia, sennò vada a casa». A pagare il prezzo della pace provvisoria potrebbero essere appunto Frongia e Romeo.

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