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Senatori Ncd minacciano la crisi, Alfano:
"Intercettazioni su mio padre? Barbarie"

ROMA. "Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant'anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto 'pressioni' presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni". Lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aggiungendo che è "indegno" dare credito a "due signore che parlano, anche insultandomi" e "non so chi siano".

Il riferimento è all’intercettazione in cui la segretaria di Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe, segretario della Nuova Dc, parla di 80 curriculum per Poste Italiane inviati dal padre del ministro. "Le due signore che parlano, anche insultandomi - rileva Alfano - non so chi siano, ma quell'uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato". "Nel frattempo - aggiunge - il contenuto reale dell'inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati".

Ma intanto si accendono le polemiche sull'inchiesta Labirinto della procura di Roma che ha coinvolto 50 persone su un presunto giro di mazzette e appalti pilotati e che ha portato all’arresto di 24 indagati e al sequestro di oltre 1,2 milioni di euro tra immobili, conti corrente e quote societarie. Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha scritto su Facebook; «Ministro Alfano, faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l’assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell’Ordine. #angelinoacasa».
Sulla stessa posizione è M5s. I capigruppo M5S di Camera e Senato Laura Castelli e Stefano Lucidi dicono: «Poste Italiane SpA, sta per “Poste Italiane Società per Alfano”? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni». Diverso il punto di vista di Francesco Boccia, pD, presidente della commissione Bilancio della Camera, in diretta a Omnibus, che su La7, ha affermato: «Prima di esprimere qualsiasi tipo di valutazione consiglierei a tutti di guardare sempre le carte di un’inchiesta. Non si può essere garantisti a intermittenza ma chi dice di esserlo dovrebbe essere, poi, conseguente nei comportamenti. Sul piano politico, mettere al bando il ministro Alfano perché al centro delle conversazioni di altre persone mi sembra esagerato».

L'inchiesta però rischia di aprire una crisi di governo. Giuseppe Esposito, legato al capogruppo Renato Schifani, è uno degli otto senatori alfaniani che lavorano per ricostruire il centrodestra e spingono per una rottura immediata con il Pd. Ma in un'intervista al Corriere della Sera Enrico Costa (Ncd), ministro per gli Affari regionali cerca di riportare il sereno: "Partecipando al governo Renzi abbiamo salvato la legislatura, ottenuto risultati rilevanti in chiave di riforme liberali, consentito che si aprisse il cantiere della riforma costituzionale", "mi stupirei se qualcuno nel mio partito decidesse di tornare indietro a pochi metri dal traguardo".

"Lunedì sera c'è stata la direzione del partito di cui i parlamentari fanno parte. Certo il confronto tra di noi non manca. Io dico che alla fine prevarrà la linea del buonsenso: portare a termine il percorso intrapreso e poi fare un bilancio. Che, credo, sarà positivo non solo per il Ncd ma per il Paese. Poi si deciderà collegialmente cosa fare".

"A regolare la pubblicazione delle intercettazioni ci provarono il governo Prodi, con la legge Mastella, il governo Berlusconi e ora noi siamo al Senato che sta esaminando la delega al governo". "Su questo tema le posizioni sono abbastanza consolidate nella maggioranza e mi auguro che il Senato confermi presto il testo della Camera. Infatti lo strumento delle intercettazioni perde la sua credibilità e la sua forza se i suoi risultati sono utilizzati per altro che non sia il percorso processuale. Le intercettazioni sono uno strumento altamente invasivo che va orientato".

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