ROMA. Affluenza sotto la soglia minima, con esiti assai diversificati nelle diverse regioni: può essere sintetizzato così il voto degli italiani per il quesito referendario sulle trivelle. Il mancato quorum cristallizza quindi la situazione a com'era in precedenza. E' tuttavia da notare la diversità di performance messa in mostra dalle diverse Regioni, naturalmente con affluenze più generose in quelle che hanno promosso il quesito, Puglia e Basilicata su tutte.
Il risultato di oggi, peraltro, ribadisce la validità della teoria secondo la quale quando il primo dato sull'affluenza non è a due cifre inevitabilmente il quesito è destinato a naufragare.
L'affluenza alle urne in SICILIA per il referendum è stata del 28,4%, con la netta prevalenza di sì: 92,54%; i no si fermano al 7,46%. La provincia con la maggiore affluenza è stata Trapani (33,3%), seguita da Agrigento (30,63%), Ragusa (29,51%), Catania (29,33%), Palermo (27,54%), Siracusa (27,43%), Messina (26,99%), Enna (25,65%); in coda Caltanissetta con il 22,5%. Un solo comune siciliano, Sciacca ha superato il quorum, attestandosi al 53,95%. sono stati 17.457 gli elettori che si sono recati alle urne.
Regione leader nella messa a punto del referendum è la BASILICATA, che al 90% degli 8 mila comuni scrutinati ha raggiunto il 50,4% di votanti
Tra le altre regioni che hanno promosso seguono il VENETO, con il 37,77%, la PUGLIA (42,11%), la LIGURIA (31,17%), le MARCHE (33,02%), il MOLISE (30,33%), la SARDEGNA (31,36%), la CALABRIA (26,51%) e la CAMPANIA (26,02%). Quindi, la percentuale dell'affluenza non si è avvicinata ai desideri dei consigli regionali impegnati in prima fila sul quesito referendario. Non hanno fatto di meglio, com'era prevedibile, le altre regioni. Riepilogando, dal dato complessivo si evidenzia che il PIEMONTE alle 23, a scrutinio quasi completato, ha archiviato un'affluenza del 31,28, quindi superiore alla media complessiva, con una punta del 35,12% a Torino.
Oltre il dato nazionale anche la VALLE D'AOSTA, con il 34,02%, come la LOMBARDIA, con il 30,5% (e un picco massimo del 31,6 di Mantova). Sotto la media il TRENTINO ALTO ADIGE, con 23,8%, diversamente da quanto fatto dal VENETO, che ha raggiunto il 38% (41,4% a Padova), dal FRIULI-VENEZIA GIULIA (32%, con il dato più alto a Gorizia, che ha registrato un'affluenza del 36,5%).
Oltre la media delle 19 anche la LIGURIA (31,2%, con un picco a Savona, 33,2%) e l'EMILIA ROMAGNA (34,2%, con Modena al 37,2%). Affluenza inferiore alla media nazionale in Toscana, che ha archiviato il 31% (Livorno svetta con il 34%), allo stesso modo dell'Umbria (28,5%, con Perugia al 28,6%). Le MARCHE si sono fermate al 34,4% (Ancona 37,4%), il LAZIO al 29,3% (maggior numero di votanti a Roma, fotografata al 31,%).
Significativo poi il dato dell'ABRUZZO, regione che in una prima fase ha fatto parte del drappello delle regioni che hanno promosso il referendum: alle 23 la percentuale dei votanti è stata del 34,4%, più alta rispetto alla media nazionale, ma non in maniera esorbitante. In questo caso particolare la città con il dato più alto è stata Chieti con il 39,4%.
Il MOLISE si è fermato al 33% (34,6% Campobasso), la Campania ha fatto registrare il 26% (29,8% ad Avellino), la PUGLIA, come già detto, si è fermata al 41,7% (47,5 a Lecce), la BASILICATA - dato più alto - al 50,5% (con Matera al 53,3%), la CALABRIA al 26,5% (Catanzaro 29,8%), la SARDEGNA al 31,5% (36% Oristano).
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