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Referendum trivelle, non c'è quorum
Vota il 32%, Renzi: demagogia non paga

ROMA. Non c'è quorum nel referendum sulla durata delle trivellazioni in mare. L'affluenza infatti si ferma a poco più del 32%, inutile quindi la netta vittoria del Sì tra chi è andato a espirmere il proprio voto

"Ha vinto chi lavora sulle piattaforme", ha detto il premier Matteo Renzi intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Chigi subito dopo la chiusura delle urne. Il messaggio di questo referendum è che , prosegue il premier, "non paga la demagogia. L'Italia ha parlato: questo referendum è stato respinto. È un risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative di tutti gli opinionisti. Parte della classe dirigente vive solo su Twitter o su Facebook ma l'Italia è più grande".

"Domani ci sarà la solita triste esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso - continua Renzi -. In politica bisogna saper perdere. Ci sono vincitori e degli sconfitti. Il governo non si annovera tra la categoria dei vincitori ma sta con operari e ingegneri che domani torneranno nei loro posti di lavori consapevoli di avere un futuro e non un passato. Gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare: chi vota non perde mai. Massimo rispetto per chi va a votare. Ma gli sconfitti sono quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che ha voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche".

"È ipocrita difendere il mare solo da qualche piattaforma quando alcune regioni si sono disinteressate dei depuratori o addirittura solo dei collettori che portano ai depuratori - conclude Matteo Renzi -. Un referendum che si poteva evitare. Abbiamo cercato di evitarlo per non sprecare 300 milioni di euro ma si è tenuto per esigenze e la voglia di conta da parte di qualcuno. È stato inutile buttare oltre 300 milioni di euro. Non avremmo potuto accorpare il referendum con le amministrative neanche se avessimo voluto perchè una legge non ce lo permette".

Anche se il quorum non è stato superato e quindi la consultazione non è valida, allo scrutinio di quasi 15 mila sezioni su un totale di 61.652 il sì al referendum primeggia con il 75,98%, contro il 24,02%. La percentuale maggiore di sì la esprime la Basilicata: è quanto emerge a poco più di un decimo delle sezioni scrutinate, con una percentuale del 96,19. Al contrario, sul fronte dei 'no' si impone il Lazio - a poco meno della metà delle sezioni scrutinate - con una percentuale dell'81%.

Per il Comitato vota Sì, promotore del referendum sulle trivelle: «È stata una vittoria far parlare  il Paese delle scelte energetiche del governo. Da qui in poi non si torna indietro. È una vittoria delle migliaia di cittadini che si sono mobilitati nel corso della campagna con centinaia di iniziative in tutta Italia - afferma in una nota - con la convinzione che il governo debba abbandonare le fonti fossili e investire da subito in una nuova politica energetica fatta di energie rinnovabili e di efficienza energetica. Grazie a questo Referendum finalmente si è imposto nel dibattito pubblico il tema energetico e gli italiani hanno potuto far sentire la loro voce».

«Il Governo - aggiunge il Comitato Vota Sì - ha già fatto marcia indietro rispetto allo Sblocca Italia intervenendo nella scorsa Legge di Stabilità per recepire gli altri cinque quesiti del Referendum. Questa è stata una grande vittoria di tutti i comitati e delle associazioni che hanno realizzato questo importante risultato.  Nonostante la campagna di informazione sul Referendum sia stata ostacolata in tutti i modi, nonostante i continui appelli all'astensione da parte del Premier Matteo Renzi, questa campagna referendaria ha acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese - conclude il Comitato - e da qui non si potrà più tornare indietro».

Per quanto riguarda il voto all'estero: «A fronte di 3.951.447 plichi elettorali inviati dalle Ambasciate e dai Consolati agli italiani residenti all'estero, compresi quelli aggiunti localmente a norma di legge, risultano restituite alle nostre Sedi 782.709 buste, pari al 19,81% di quelle inviate», lo rende noto la Farnesina, sottolineando che in Europa la percentuale delle buste restituite alle Sedi sul totale di plichi inviati è del 19,4%, in America Meridionale del 21,59%, per l'America Settentrionale e Centrale il dato è al 17,91% mentre nella ripartizione Africa-Asia-Oceania la percentuale è al 16,56%.

La percentuale di elettori che ha effettivamente espresso il voto viene calcolata dall'Ufficio Centrale per la Circoscrizione Estero - spiega una nota - una volta concluse le operazioni preliminari allo scrutinio. 193 tra Ambasciate e Consolati operativi nel mondo hanno assicurato già da febbraio lo svolgimento di tutti gli adempimenti necessari per l'esercizio del diritto di voto per corrispondenza da parte dei circa 4 milioni di elettori italiani residenti all'estero, nonchè dei 3.337 cittadini temporaneamente all'estero che da queste consultazioni hanno potuto, per la prima volta, votare per corrispondenza. Il voto è stato assicurato in 248 tra Stati e territori esteri in cui si trovavano elettori italiani. Una speciale task force costituita alla Farnesina ha coordinato - in stretto raccordo con il Ministero dell'Interno - l'andamento delle operazioni elettorali e l'attuazione di tutte le misure organizzative necessarie per realizzare le procedure di voto per corrispondenza previste dalla legge.

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