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Disco verde della Camera alle riforme, partita la "battaglia per il referendum"

ROMA. La riforma costituzionale è al giro  di boa. Il sì della Camera, con 367 sì, 194 no e cinque  astenuti, chiude la prima lettura. Mancano solo i passaggi  confermativi del Senato e, tra tre mesi, ancora della Camera.  Poi il bicameralismo perfetto sarà archiviato. Con un'ultima  incognita: il referendum di ottobre, con il quale i cittadini  saranno chiamati a confermare o cassare la riforma.

Perciò nel  giorno del voto a Montecitorio, parte ufficialmente la campagna  referendaria. Matteo Renzi ha annunciato - e oggi Maria Elena  Boschi ribadisce - che da quel passaggio dipenderà la vita del  governo. Ed è perciò contro la riforma ma anche contro Renzi che  i partiti del NO, da FI al M5S, da SI a Fdi e Lega, lanciano la  battaglia: «Abbiamo già le firme necessarie», annuncia il  Comitato per il NO, «l'esito del voto non è affatto scontato».

Ma intanto Renzi può festeggiare, nel giorno del suo  compleanno, un ulteriore passo avanti in quella che ha definito  «la madre di tutte le battaglie». «Oggi maggioranza schiacciante  in attesa di conoscere il voto dei cittadini in autunno. Stiamo  dimostrando - scrive il premier su Facebook - che per l'Italia  niente è impossibile. Con fiducia e coraggio, avanti tutta». Il  testo torna al Senato dove domani pomeriggio Anna Finocchiaro ha  già convocato l'ufficio di presidenza della commissione Affari  costituzionali e dove il Pd spingerà perchè la seconda lettura  sia il più veloce possibile (entro fine mese, se possibile prima  delle Unioni civili). Poi a ottobre il referendum: «Sono molto  ottimista. Ma tutto il governo, e quindi anche io - assicura il  ministro Boschi - se gli italiani diranno no, dovrà sottoporsi  necessariamente alla scelta dei cittadini. Non è una  personalizzazione ma un atto di correttezza e serietà».

A quell'appuntamento, scommette il capogruppo Ettore Rosato,  il Pd sarà «compatto» a sostenere «con orgoglio» una riforma che  Matteo Orfini in Aula definisce «storica», «attesa da decenni e  che chiude la II Repubblica». Il prossimo passaggio, annuncia,  sarà la legge sui partiti («Sostenetela, vi renderà parlamentari  liberi», è la sfida che lancia ai Cinque Stelle). Ma la sinistra  Pd continua a chiedere anche di correggere la legge elettorale.

Il voto della Camera fotografa intanto due schieramenti  compatti. Per il sì la maggioranza più i verdiniani di Ala. Per  il no M5s, Fi, Si, Lega, Fdi. «Vendola, Grillo e Brunetta  formano il grande fronte della conservazione», attacca il Pd. Ma  la minoranza Dem resta critica. Sia perchè, osserva Gianni  Cuperlo, è stato «un errore» non votare il testo con una  maggioranza più ampia. Sia perchè «sarebbe uno strappo  gravissimo rendere il referendum un plebiscito personale o  comunque un voto estraneo al merito», dice ancora Cuperlo, che  definisce perciò «non scontato» il suo voto a favore. E se la  minoranza Pd teme che il fronte del SÌ rappresenti l'embrione  del partito della nazione, anche Ap con Maurizio Lupi avverte  Renzi che sarebbe «un errore personalizzare» il referendum.

Quanto al fronte del NO, il tentativo in atto è battere il  premier sul tempo e prendere l'iniziativa della proposta di  referendum: M5s, Si e civatiani già assicurano le 126 firme  necessarie. Perciò un gruppo di costituzionalisti guidato da  Alessandro Pace lancia alla Camera la sua campagna: oltre alla  consultazione per cancellare la riforma verranno presentati due  quesiti contro l'Italicum. Si deve evitare che «il 2016 consacri  la fine della Repubblica», dice Domenico Gallo, che parla prima  di Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Giovanni Maria Flick.  C'è anche Maurizio Landini: «Aumentano gli spazi autoritari».

«Non aderiamo al comitato per il NO perchè non vogliamo sia  una battaglia di parte e vogliamo che anche il centrodestra  possa aderire. Ma faremo di tutto - banchetti in piazza, eventi  - per affossare questa riforma e Renzi», annuncia il Cinque  Stelle Danilo Toninelli. E M5s in Aula 'manifestà esponendo  bandiere tricolore. FI annuncia che farà comitati per il NO con  Lega e Fdi: «Renzi andrà a casa», proclama Renato Brunetta.  «Sarà divertente - ironizza Boschi - vedere Brunetta e Vendola,  Grillo e Zagrebelsky insieme per il NO».

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