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Lorenzin scrive ai sindaci delle Madonie: "Punto nascita di Petralia non sicuro"

"Non è accettabile che un'intera zona del territorio italiano oggi viva il disagio di avere un punto nascita privo della garanzia della presenza in guardia attiva h24 di ginecologi, pediatri/neonatologi ed ostetriche"

ROMA. Oggi nove sindaci delle Madonie iniziano l'occupazione dei municipi e venerdì è prevista una manifestazione di protesta lungo l'autostrada Palermo-Catania, con arrivo nel capoluogo siciliano per incontrare il prefetto.

Ai primi cittadini non va giù la decisione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di chiudere i punti nascita degli ospedali dove il numero annuo dei parti è inferiore a 500 e tra questi figura anche quello di Petralia Sottana.

Ieri i sindaci hanno scritto al ministro, che ha risposto con una lettera nella quale fa un contro appello agli stessi sindaci e alla Regione siciliana. "Faccio io un appello a voi e alla Regione Siciliana - scrive il ministro - così come a tutte quelle che ancora non hanno le carte in regola sulla rete delle nascite, di creare le condizioni perchè le donne di Petralia, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Ganci, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Polizzi Generosa vivano con gioia e in sicurezza il momento più bello della loro vita. Lo faccio apertamente, con il dolore che provo per quelle famiglie che in queste ore stanno piangendo figlie, mogli e bimbi per tragedie avvenute in grandi ospedali che pur avevano i requisiti standard di sicurezza. Ricordando a me stessa e a tutti voi che di parto si muore ancora e si può morire».

«Non è accettabile che un'intera zona del territorio italiano oggi viva il disagio di avere un punto nascita privo della garanzia della presenza in guardia attiva h24 di ginecologi, pediatri/neonatologi ed ostetriche. È stata la stessa Asp di Palermo - prosegue il ministro - nell'analisi presentata al tavolo del Comitato Percorso Nascita Nazionale a sottolineare l'inadeguatezza in termini di sicurezza del punto nascita di Petralia. La Regione Siciliana ci ha fornito un documento i cui dati dicono in modo inequivocabile che le famiglie hanno già scelto ospedali più sicuri, non quello più vicino, dove fare nascere i loro bambini. Era il 16 dicembre del 2010 quando nell'Accordo Stato-Regioni anche la Sicilia firmava i requisiti operativi, tecnologici e di sicurezza in cui ogni punto nascita doveva operare. Tra proteste e proroghe sono trascorsi oltre 5 anni, senza che nulla cambiasse. Le donne, sono sicura, non vogliono promesse e passerelle».

"Per questo sono io, che dopo il caso Nicole a Catania ho preteso nuove linee guida per l'emergenza urgenza neonatale, a chiedere oggi alla Regione Siciliana di mettere in campo gli strumenti perchè in tutte le zone dell'Isola le donne possano avere la garanzia di quegli standard di sicurezza che oggi fanno della sanità italiana uno dei Paesi più avanzati del mondo in cui fare nascere i bambini. La vita di una donna e del suo bambino - sottolinea Lorenzin nella lettera - non possono essere lasciate in mano alla disorganizzazione di strutture con personale generoso e attento ma numericamente insufficiente, privo di strumenti per la diagnostica, con aperture part time. La Regione deve strutturare centri efficienti; deve dotare la propria rete territoriale di servizi di trasporto, ambulanze ed elicotteri, che garantiscano il collegamento in sicurezza con i centri idonei a soddisfare i requisiti del parto; è la Regione Siciliana, attraverso i nuovi concorsi e nel frattempo attraverso una migliore distribuzione delle risorse umane disponibili, a doversi impegnare per dotare i punti nascita di medici e di infermieri in numero sufficiente per una copertura h24 delle strutture. In attesa di tutto questo, il lavoro svolto dal Comitato Percorso Nascita nazionale ci indica in modo inequivocabile la strada da seguire. E nessuna deroga può essere concessa lì dove il Comitato intravede fattori di rischio superiori al finto beneficio di avere una struttura si vicino casa ma del tutto inadeguata a supportare la donna in caso di eventuali situazione di emergenza che dovessero presentarsi in tutto il peri-partum, travaglio, parto, e post parto".

"La Regione Siciliana, con la spinta di tutti voi che rappresentate le comunità locali, lavori per adeguare la rete sanitaria regionale. I siciliani, che pagano tasse elevatissime per ottenere il servizio, meritano una qualità migliore del sistema. E se è questa la battaglia - conclude - , allora sappiate che il ministro della Salute sarà sempre al vostro fianco".

I SINDACI DELLE MADONIE: "SCARICA BARILE SU REGIONE E ASP". Continua sulla chiusura del punto nascite di Petralia Sottana (Palermo) il botta e risposta tra il ministro Beatrice Lorenzin e i sindaci dei nove comuni delle Madonie. Alla nota del ministro, che sottolinea la «inadeguatezza» della struttura sotto il profilo della sicurezza, replicano i sindaci che parlano di un «gioco a scarica barile sulla Regione siciliana e sull'Asp».

A loro giudizio la nota del ministro «non affronta la questione vera: la disparità di trattamento tra il punto nascita di Petralia e quelli di Bronte e Licata, due ospedali ai quali è stata concessa la deroga in ossequio a vecchie logiche feudali che nulla hanno a che vedere con la sicurezza».

«Ritardi e inadeguatezze della Regione siciliana e dell'Asp di Palermo - scrivono - non possono costituire, per il ministro Lorenzin, pretesto per cancellare i diritti di cittadinanza di chi vive in montagna e per mettere a rischio la vita della mamma e del bambino, con trasferimenti di oltre 75 chilometri a Termini Imerese, un rimedio peggiore del male che si vuole curare».

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