PALERMO. «Depositerò la lista al procuratore a cui ho chiesto di essere sentito». Antonio Fiumefreddo, a capo della società regionale Riscossione Sicilia, annuncia di essere pronto a rendere noto, alla Procura, l'elenco dei 61 deputati dell'Ars a cui la società da lui guidata avrebbe pignorato parte degli stipendi per saldare vecchi debiti non pagati.
La polemica è nata dopo la bocciatura in Aula di una norma che avrebbe stanziato 2,5 milioni per Riscossione Sicilia evitandone il fallimento.
La società svolge nell'Isola le stesse attività di Equitalia a livello nazionale e la chiusura comporterebbe il licenziamento di 702 dipendenti. «Hanno votato contro per vendicarsi del pignoramento» ha detto in sintesi Fiumefreddo. E in una lunga nota si è scagliato contro il Parlamento scatenando la reazione immediata del presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone. Il Consiglio di presidenza ha dato incarico all'avvocato Enrico Sanseverino «di valutare i profili di responsabilità delle dichiarazioni rilasciate dal presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, e di avviare le più opportune azioni giudiziarie in sede civile e penale».
Intanto tra i deputati serpeggia il malumore. Tra i parlamentari che si erano scontrati con Fiumefreddo c' è Giuseppe Milazzo di Forza Italia: «Mi sono accertato e di Forza Italia nessuno ha subito pignoramenti. Io ho solo fatto rilevare che a fronte di soldi chiesti da Fiumefreddo per riorganizzare la pianta organica, vo levo avere un piano per capire come li avrebbe spesi. Non può ricattare il Parlamento tirando fuori questi argomenti».
Secondo gli inquilini di Palazzo dei Normanni si tratta comunque in molti casi di somme esigue o già in corso di pagamento a rate, ma da Riscossione Sicilia sostengono il contrario.
In caso di rateizzazione il pignoramento si blocca e i debiti contestasti partirebbero da almeno 10 mila euro. Ci sarebbero però anche somme molto più elevate contestate, ad esempio, a chi ha subito condanne della Corte dei Conti. Solo poco meno di dieci notifiche riguarderebbero ex parlamentari.
«Io sono obbligato a procedere al recupero» dice Fiumefreddo, che a settembre è stato costretto a scrivere ai direttori delle varie sedi provinciali per chiedere di accelerare sul recupero delle somme che andava a rilento: «Da un esame degli uffici- scrisse- emerge che i carichi da riscuotere dai parlamentari regionali si scontrino con una "timidezza", per così dire, di Riscossione Sicilia, quasi che si tratti di cittadini ai quali sia riconosciuta uno speciale privilegio». Fiumefreddo invitò i direttori a usare la sua firma se era il caso, per evitare «ulteriori preoccupazio ni». Intanto sulla vicenda cresce la paure per le sorti dei dipendenti di Riscossione Sicilia. «La commissione Bilancio - ha detto il presidente Vincenzo Vinciullo già dalla prossima settimana lavorerà per trovare una soluzione, istituendo anche una sottocommissione con l' obiettivo di elaborare un disegno di legge che possa risolvere il problema».
Giorgio Cuccia, della segretaria di coordinamento regionale della Fabi, solleva poi un problema: «In caso di chiusura si creerebbe un vuoto di attività che rischia di durare diversi mesi. Il risultato sarebbe che la Regione non avrebbe liquidità». E Anna Cutrera della First Sicilia chiede «un piano credibile per dare prospettiva a una società che fornisce servizio fondamentale per la Sicilia».
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