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Urbani: «L’errore di Silvio: non ha mai voluto davvero creare un suo successore»

L'ex ministro di Forza Italia, Giuliano Urbani

Forza Italia è un partito deflagrato, sta venendo giù tra fumo e macerie. Alle elezioni amministrative di due settimane fa era ridotto al 4%. I luogotenenti che vanno via uno dopo l' altro: prima Alfano, adesso Fitto. Lo stesso Cavaliere che annuncia di sentirsi ormai fuori dalla politica. Un partito e un leader che per vent' anni hanno dominato la vita del Paese che si dissolvono. Una scena tragica e umanamente intensa che è interessante far commenta real professor Giuliano Urbani.
Professore lei che è stato uno dei promotori di Forza Italia come giudica quello che sta accadendo. Come può accadere che vent' anni di storia scompaiano in un finale da basso impero fra nani, ballerine, tradimenti e inutili resistenze parlamentari?
«Purtroppo la storia di Berlusconi non finisce in gloria. L' amarezza è tanto più grande perché più che un semplice fondatore fui uno dei progettisti di Forza Italia. Ma già nel 2005 mi tirai fuori, ammettendo il mio, il nostro fallimento. Lo feci senza clamore e senza sbattere la porta ma esprimendo le mie idee: la rivoluzione liberale che avevamo in mente era irrealizzabile. Pura utopia: un po' perché, in Italia, per ragioni culturali, manca un popolo liberale e un po' perché poi la classe politi casi è rivelata inadeguata. Non si poteva cambiare questo Paese con la pretesa di tenere insieme leghisti ed ex missini, ex socialisti ed ex democristiani».

E poi, soprattutto, c' era e c' è lui il Cavaliere, il protagonista assoluto. Come mai ha portato il declino fino a questo punto?
«Perché non ha mai voluto creare il successore. Ha sempre governato da solo e la crisi della sua leadership ha travolto tutto il partito».

Ciò che resta adesso di Forza Italia?
«Direi che è un fenomeno definitivamente esaurito. Soprattutto, non c' è più progetto, non ci sono idee, argomenti: e senza argomenti non riesci a polemizzare con Renzi mentre la Lega ti aggredisce. Nel dibattito politico sei sempre spiazzato. Sì, è tutto finito. Anche perché non vedo scatti: Berlusconi dovrebbe reinventare il presente, mentre temo cerchi di rinverdire il passato».
Si aspettava un finale di partita così triste?
«Sì, me lo aspettavo».

Perché?
«Perché per vincere le elezioni Berlusconi è stato costretto a creare una armata Brancaleone, mettendo in sieme un po' di democristiani, un po' di liberali, un po' di socialisti e cani sciolti».
Ed è saltato il banco. «Ho coordinato il programma di Forza Italia per tre campagne elettorali. Mi riconoscevo nel primo, il secondo lo abbiamo annacquato e il terzo stra-annacquato. Questo perché li abbiamo scritti con politici di professione che non avevano nulla in comune con noi. Mettere insieme i reduci di un fallimento non aiuta granché».

Il centro -destra è finito?
«Direi proprio di sì. Da questo punto di vista la situazione è abbastanza simile a quella che avevamo trovato nel 1993 quando la dissoluzione, per via giudiziaria, del pentapartito aveva spianato la strada agli eredi del vecchio Pci. Solo che la sinistra di oggi è molto diversa da quella di vent' anni fa».
I comunisti sono finiti in naftalina
«Ora c' è un grande centro rappresentato da Renzi che non è di destra né di sinistra. Polemizza con il sindacato come mai nessun capo di governo prima di lui. Cose che se le avesse fatte Berlusconi avrebbero chiamato i carabinieri. Contemporaneamente tiene aperti i rubinetti della spesa pubblica secondo l' impostazione tradizionale della sinistra che tassa e spende».

Renzi governerà a lungo?
«È molto probabile. In questo momento rappresenta un centro senza opposizioni né a destra né a sinistra. Secondo me serviranno anni perché il gioco del bipolarismo si possa ricreare. Non sono più giovane e non so se ce la farò a vedere la trasformazione. In ogni caso l' appuntamento non è per domani con le amministrative e nemmeno per dopodomani con le politiche».

Qual è l' orizzonte politico del Nuovo centrodestra di Alfano o della"cosa" di centro -destra cui sembra stia lavorando Fitto?
«Parliamo del nulla. Il futuro del Paese richiede unità di forze. I pezzettini non possono sperare di risolvere niente».

Con la crisi di Forza Italia si è aperta la successione al Cavaliere. Smentite aparte, crede che le figlie di Berlusconi scenderanno in campo?
«Non lo so, ma le considero quisquilie e pinzillacchere. Non è Madame de Staël che può risolvere i nostri problemi».

C' è allora qualcuno che può raddrizzare la situazione?
«Da soli non si fa nulla. C' è bisogno di uscire dalle logiche di appartenenza, di parlarsi e di trovare una soluzione accettabile per poi affrontare Bruxelles. Stiamo andando incontro a un ulteriore declino e sudditanza da parte di qualche troika».

Un liberale doc come lei fra gli euroscettici: un altro conflitto d' interessi?
«Purtroppo questa Europa non ci rappresenta. Il sogno federale di Altiero Spinelli non esiste più. In cambio rende difficile la gestione delle tre emergenze che stanno di fronte a noi».

Quali sono?
«Il debito pubblico, la disoccupazione e il problema dell' immigrazione. Tre problemi decisivi dove comanda Bruxelles con una certa indifferenza rispetto ai problemi nazionali. L' Italia avrebbe bisogno di una politica fortemente espansiva per combattere la disoccupazione. Non è possibile perché l' Europa ci impone vincoli molto rigidi in materia di conti pubblici. In questa maniera siamo costretti ad una politica di rigore e di austerità che aggrava i problemi».

E l' immigrazione?
«Di solidarietà ne ho vista poca. La Gran Bretagna ha già chiuso le Frontiere così come la Francia. In Costa Azzurra non si vede nemmeno un vu' cumprà perché non li fanno entrare. È chiaro che in questa situazione l' Europa non regge. Gli egoismi nazionali la stanno uccidendo».

Euro compreso?
«Euro compreso. La moneta unica ha messo insieme Paesi molto sviluppati come la Germania con economie molto fragili come la Grecia. Paesi fortemente indebitati come l' Italia insieme Nord -Europa che considera il debito come peccato. È chiaro che così non regge.
Berlusconi nel 2011 aveva provato a dirlo. Fu buttato fuori da Palazzo Chigi perché era considerato pericoloso per la stabilità della moneta unica. Lo stesso che accadde al ministro greco Papandreou che aveva minacciato il referendum sull' euro. Due settimane dopo il vertice di Cannes nessuno dei due era più al potere. Sono passati quattro anni: Atene sta peggio di prima. L' Italia cresce dello 0,3% e quasi il 13% della popolazione non ha lavoro. Che futuro può avere un' Europa che impone questi sacrifici? Non lo so e sono molto preoccupato proprio perché liberale».

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