ROMA. La Fiom scende in piazza sotto la guida del leader delle tute blu Cgil, Maurizio Landini, contro il Jobs act, per difendere il lavoro, i diritti, la democrazia. Contro il governo Renzi e le sue politiche sbagliate, su questi punti con il sostegno della Cgil, presente con il numero uno Susanna Camusso: un esecutivo che sta facendo anche "peggio del governo Berlusconi", attacca lo stesso Landini dal palco di piazza del Popolo. Da dove promette l'inizio di "una nuova primavera" del lavoro e dei diritti, lancia la sfida non solo all'esecutivo "padronale" ma anche alla Confindustria (la cui "ricetta", dice, non darà al Paese né ripresa né occupazione) e da dove rilancia la proposta della coalizione sociale: "Uniamo ciò che il Governo divide", mettendo insieme "associazioni, movimenti, persone".
Quella necessità di unione, a partire da "tutti i lavoratori", che è nello slogan stesso scelto per la manifestazione 'Unions!'. Landini, chiudendo l'intervento dal palco, sostiene "un nuovo modello di sviluppo, una riforma democratica del sindacato, coinvolgendo altri soggetti e allargando la rappresentanza: è quello che dobbiamo fare, è la risposta più forte ad un Governo che ha già fatto la sua coalizione sociale con Confindustria e Bce". Sulla coalizione sociale la distanza con Camusso resta. Poi proprio al numero uno degli industriali, Giorgio Squinzi, che da Venezia parla della manifestazione "politica" delle tute blu della Cgil, la replica non tarda ad arrivare sia dal numero uno della Fiom che della Cgil.
Con una visione che è comune sulla difesa del lavoro e dei lavoratori, ma non sul rapporto tra sindacato e politica, che nei giorni scorsi Camusso aveva con forza voluto tenere ben distinti. "Sì, è una manifestazione politica fatta dal sindacato", ribatte subito Landini, sostenendo che da sempre "il sindacato fa politica", una "sciocchezza" la teoria contraria, (ma "non diventa un partito") come anche la Cgil fa "da 100 anni": "Non esisterebbe la Cgil se non fosse anche soggetto politico", afferma chiaramente. E come fa Confindustria, prosegue: "Squinzi è già andato al governo e sta portando a casa tutto quello che vuole. Il suo soggetto politico ha già avuto molto successo".
Camusso sottolinea, invece, il carattere tutto sindacale della manifestazione: "In questa piazza ci sono i lavoratori metalmeccanici iscritti alla Cgil, che giustamente sono in lotta perché la legge delega sul lavoro riduce i diritti e perché vogliono rinnovare il contratto di lavoro". Questa è "la risposta sufficiente della ragione per cui siamo tutti qui", afferma nella sua unica dichiarazione durante la manifestazione. Il leader della confederazione di corso d'Italia, al rientro da Reggio Calabria per il congresso di Magistratura democratica, raggiunge il corteo, ma non sfila insieme a Landini, che poi saluta con un bacio ed un abbraccio una volta raggiunta piazza del Popolo; ascolta i diversi interventi e quello conclusivo di Landini su un lato del palco ma senza prendere la parola.
Oltre a lavoratori, precari, studenti e altre categorie della Cgil, in piazza anche una parte del mondo politico in senso stretto: delle minoranze Pd ci sono Stefano Fassina, Pippo Civati, Barbara Pollastrini e c'è la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, che sceglie di stare in piazza in mezzo alla gente e che poi Landini ringrazia dal palco per la sua presenza "per la legalità". E poi c'è Sel al gran completo, a partire dal leader Nichi Vendola; tra gli altri, il magistrato ed ex leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia e il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero. Dal palco parla anche il costituzionalista Stefano Rodotà. Ad aprire il corteo sono i lavoratori di Fincantieri, dietro lo striscione "Fincantieri, giungla d'appalto".
Dalla piazza molti gli applausi per Landini: "Ci siamo stancati di spot elettorali, di slide e balle - esordisce nell'attacco al governo - perché bisogna avere il coraggio di dire la verità e di cambiare veramente il Paese", ma "senza di noi questo Paese non si cambia, si peggiora". E promette che la lotta andrà avanti, per la "ri-conquista dei diritti cancellati", come si legge sulle t-shirt preparate dalla Fiom per l'occasione: "Vogliamo contrastare il Jobs act sia sul piano contrattuale che legale e legislativo, non escludendo alcun tipo di intervento" (un referendum abrogativo), aggiunge Landini rimarcando l'obiettivo di difendere i diritti e il reintegro dell'articolo 18 anche con un nuovo Statuto dei lavoratori. Così come sulle pensioni dice che "dobbiamo riaprire la battaglia: ottenere la riduzione dell'età pensionabile e ripristinare le pensioni di anzianità". Bisogna ragionare sulla "riduzione degli orari di lavoro" e fare "investimenti, pubblici e privati", altrimenti posti di lavoro "non li crei". Perché "ci stiamo battendo non per 79.000 assunzioni, ma per la creazione di milioni di posti di lavoro".
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