ROMA. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi esclude che dopo le dimissioni di Maurizio Lupi tocchi ora ai sottosegretari indagati lasciare l'incarico. "Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia". Dice su un quotidiano. "Per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione". "Quindi perché dovrebbe dimettersi un politico indagato? Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali".
Intanto, all’interno del Pd prosegue il dibattito. "Dobbiamo capire quali errori abbiamo fatto nel corso degli anni: se siamo a questo punto è perché c'è stato un deficit di coraggio e ambizione". Intervistato dalla Stampa, Gianni Cuperlo torna così sulle parole che ieri all'assemblea delle minoranza Pd ha rivolto a Massimo D'Alema, invitando l'ex presidente del Consiglio a chiedersi 'perché la sinistra ha ceduto culturalmente negli anni in cui siete stati al potere'. "Questa Europa non è stata capace di aggredire la crisi dal punto di vista dei bisogni. Se ora la strada è in salita - spiega Cuperlo - è anche per la timidezza di chi aveva la possibilità dimettere in discussione tutto questo". E al giornalista che gli chiede se con il suo intervento abbia rottamato D'Alema l'ex presidente Pd dice: "Rottamare è un termine odioso e io verso D'Alema ho amicizia e stima. Ho fatto un ragionamento sulla storia che abbiamo alle spalle, che riguarda D'Alema, Bersani, ciascuno di noi". "Non si tratta di attaccare D'Alema - dice ancora Cuperlo -, io ho fatto un discorso su come noi pensiamo di ricostruire la forza e la credibilità della sinistra dentro e fuori dal Pd. Ieri è stata una giornata per ragionare di questo. Ho fatto una riflessione sul passato e ho detto che le risposte non possono essere quelle di prima".
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