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Partito di Landini, Camusso: scelta che indebolisce i lavoratori

Il segretario della Cgil spiega che il sindacato rappresenta i lavoratori, non i cittadini in senso lato: e la sua forza sta proprio in questa parzialità

ROMA. «Il problema non è fondare una cosa e chiamarla partito oppure no». «Ma se si basa su un programma politico generale, e si va oltre la rappresentanza del mondo del lavoro, diventa oggettivamente una formazione di ordine politico. E questo, come Maurizio sa, non fa bene al sindacato e quindi nemmeno ai lavoratori». Intervistata dal Corriere della Sera, il segretario della Cgil Susanna Camusso torna così sulla 'coalizione socialè lanciata dal leader Fiom Landini.

Il sindacato, spiega Camusso, «fa politica sul lavoro e partendo dagli strumenti che gli sono propri, come la contrattazione. Rappresenta i lavoratori, insomma, non i cittadini in senso lato: e la sua forza sta proprio in questa parzialità». E sottolinea: «se dobbiamo firmare un accordo lo discutiamo con i lavoratori non con altri soggetti che non sono rappresentanti del lavoro. È questa l'ambiguità che abbiamo chiesto a Landini di sciogliere».  Assicura il sostegno della Cgil alla manifestazione Fiom del 28 marzo: «la Cgil è sempre e comunque con le sue categorie e i suoi lavoratori. Ma Landini deve sapere che quella non può diventare la manifestazione della coalizione sociale».

Il segretario riflette poi sul suo futuro ed annuncia di voler lasciare la Cgil alla fine del suo mandato: in pensione «nel 2018 non ci potrei andare, prima devo cambiare la legge Fornero (ride, ndr)». «Poi, sì. Credo che ognuno a un certo punto debba concludere il suo percorso lavorativo. Altrimenti anche la Cgil rischia di diventare ostaggio di una generazione».  Esclude di scendere in politica: «credo ci sia un tempo per tutti e, dopo una vita intensa, uno si possa dedicare alle altre cose che ama davvero», «la lettura, ad esempio, e il mare».  Camusso si sofferma infine sull'elezione del nuovo segretario Cgil: «io penso si debba innovare sul coinvolgimento della base senza cedere a forme liquide, gassose o plebiscitarie». «Niente primarie».

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